Corriere della Sera (Bergamo)

Sono rinato grazie alla musica

Il cantautore Adduci debutta con il singolo «Parte di me» «Mi vedevo grasso, ho scritto il pezzo cercando di guardarmi da fuori»

- Raffaella Oliva

«Un po’ informatic­o, un po’ musicista»: si definisce così Adduci, al secolo Vincenzo Adduci, 30 anni e un singolo d’esordio, «Parte di me», uscito a metà maggio. Niente di cui stupirsi: se Internet ha permesso a molti di affermarsi sul mercato discografi­co partendo dal nulla, vivere solo di musica è difficile e sono tanti gli artisti impegnati anche in altri mestieri. Adduci tra questi: «Ho iniziato studiando chitarra classica a 12 anni», racconta il cantautore napoletano, milanese d’adozione. «Oltre a seguire lezioni private, ho studiato al Conservato­rio, che ho poi lasciato per il DAMS di Bologna, dove ho trascorso gli anni dell’università. Ho anche pubblicato una raccolta di canzoni con uno pseudonimo e militato in varie band, ma una volta a Milano la mia profession­e è diventata un’altra: mi occupo di sviluppo web, comunicazi­one e social media».

A spingerlo a incidere «Parte di me», brano con echi dei Baustelle, è stato l’incontro con i produttori Lele Battista e Yuri Beretta: con loro Adduci è riuscito a trovare la sua dimensione sonora. «Il pezzo risale ad alcuni anni fa, a un momento della mia vita in cui mi stavo isolando, trovavo scuse per non incontrare gli amici, mi vedevo grasso… Ho scritto il testo osservando­mi dall’esterno, il che mi è servito per uscire da quella fase buia e per capire quanto sia importante imparare a convivere con i propri difetti guardane doli da una prospettiv­a diversa». «So perfettame­nte che ore sono, ma non ricordo più che giorno è», recita l’incipit della canzone: «un pomeriggio steso sul divano, mi domando poi che male c’è?»: versi affiorati prima dell’emergenza sanitaria, ma che evocano sentimenti simili a quelli suscitati dal lockdown, come esprime il videoclip del singolo diretto da Salvatore

Strazzanti. «La quarantena l’ho trascorsa a casa in via Padova», racconta Adduci. «Il quartiere mi piace, essendo multicultu­rale offre occasioni di scambio che arricchisc­ono; in più amo cucinare e i negozi dove comprare alimenti da Paesi lontani non mancano».

La differenza con la sua Napoli è che «là se sali su un tram qualcuno ti parla di sicuro, qui avviene più di rado». Forse anche per questo l’esperienza da migrante ha spinto Adduci a creare con il fratello un’app, Friendness, per fare amicizia. «Quando ti trasferisc­i in una nuova città hai bisogno di creare una rete di contatti: mentre le app di dating sono fatte per scovare partner fidanzati, la nostra chiede all’utente se vuole uscire a prendere un caffè, a mangiare o a bere qualcosa, e a seconda dell’attività, del quartiere e dell’orario indicati lo inserisce in un mini gruppo di persone con le stesse esigenze».

La carriera musicale resta il sogno nel cassetto: nel futuro ci sono un album, in lavorazion­e, e una speranza per l’industria discografi­ca e dei concerti. «Che si tratti di artisti o tecnici, chi opera in questo settore lo fa per passione e questo porta ad accettare compromess­i economici. Chissà che la pandemia non favorisca un passo in avanti».

Terapeutic­o

«Quel brano mi ha aiutato a uscire da una fase buia e ad accettare i miei difetti»

 ??  ?? Informatic­o Adduci, 30 anni, è arrivato a Milano da Napoli. Qui con il fratello ha inventato la app «Friendness» per socializza­re
Informatic­o Adduci, 30 anni, è arrivato a Milano da Napoli. Qui con il fratello ha inventato la app «Friendness» per socializza­re

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy