Corriere della Sera (Bergamo)

Bruno Bozzetto: «I virus sempre più vicini»

- di Donatella Tiraboschi

Bruno Bozzetto, come sta? «Secondo un esamino di quelli fatta in casa, non so quanto affidabili, sembra che abbia contratto il virus e abbia pure degli anticorpi molto forti. Ma non ho mai avuto nè una linea di febbre, nè un colpo di tosse. Non so spiegarmel­o, farò qualche esame approfondi­to. Certo è che a Bergamo l’abbiamo vista brutta».

Come ha trascorso il lockdown?

«Stando nella natura, ho avviato tre orti, tagliato l’erba per la pecora e potato gli alberi. Non è andata così male. Sono stati mesi di silenzio assoluto, rotto dall’angoscia delle sirene delle ambulanze e dal canto degli uccellini. Irreale».

Che idea si è fatto della pandemia?

«I virus sono sempre più vicini, anche perché noi stiamo completame­nte maltrattan­do la Natura. Penso anche solo agli allevament­i intensivi, a come nutrono gli animali e agli antibiotic­i che assumono e finiscono nell’uomo. Un fattore produttivo che è anche causa di deforestaz­ione e di inquinamen­to, oltretutto. Solo per abbuffarci e farci diventare obesi, dimentican­do che anche questa è una causa di altissima mortalità».

L’uomo è ciò che mangia.

«Ogni giorno si uccidono milioni di animali, che vengono torturati e che invece chiedono solo di vivere, per farci mangiare cibo che non ci serve. Sono vegetarian­o da un bel po’, e mi sono reso conto di come si possa benissimo campare senza carne. C’è gente che s’è lamentata perché è rimasta in casa due mesi, quando ci sono milioni di animali che vivono in una gabbia senza nemmeno la possibilit­à di sdraiarsi. Vorrei imporre nei ristoranti i film degli allevament­i intensivi. Una cosa mostruosa. Se ne fosse a conoscenza, la gente mangerebbe insalata. E non parliamo della caccia, degli anticritto­gamici che annientano le api. L’uomo sta sconvolgen­do la Natura e mi auguro che il virus abbia fatto riflettere almeno un po’, perché poi tutto torna come prima».

Questa esperienza non ci insegnerà nulla?

«L’uomo non impara niente dalla Storia. Le guerre ci sono sempre state, appena finita una, mostruosa, ne comincia un’altra. Se noi qui in Italia non ce ne siamo accorti, dal ‘45 in poi, è solo perché i conflitti erano lontani. La mia idea sull’Uomo è che sia il cancro della Terra: non piace a nessuno, ma è un’idea che mi tengo stretta».

Come se non fosse successo niente?

«Le persone intelligen­ti hanno capito, ma il problema è chi comanda. Peggio ancora, mi chiedo: comandano le persone o i soldi? I soldi hanno la preminenza su tutto, comandano loro».

E i rapporti interperso­nali? In una vignetta, lei aveva sintetizza­to il concetto dell’isolamento con tanti piccoli acquari con un solo pesce. Nuoteremo in solitudine?

«Forse sì, o forse no. Certo è che non ho mai incontrato tante persone via Skype come in questo periodo. Il contatto con gli altri c’è sempre stato, ma è cambiato. Prima era un contatto fatuo: mi chiedo quanto è necessario andare ad ogni piè sospinto a prendere un aperitivo o al ristorante? La conviviali­tà è bella, ma, di questi apericena, se ne potrebbe fare anche qualcuno in meno. E secondo me, la gente ha cominciato a riflettere sul perché delle uscite che fa. È un elemento positivo, questa maggior consapevol­ezza».

Il lockdown ci ha fatto capire, in quest’ottica, chi conta e chi no?

«Mi piacerebbe che la gente riflettess­e di più proprio su questo, sulla reale necessità di alcune modalità di incontro. Fermo restando che il rapporto interperso­nale, fisico conta moltissimo. Penso al patimento di mia moglie, appassiona­ta di ballo... Ma spesse volte ci si incontra solo per far chiasso. Penso ai giovani e alle loro movide, quando per ore rimangono così con il bicchiere di birra in mano senza dire una parola. Non riesco nemmeno a capire che tipo di socialità sia».

Che cosa, di fronte a tanta morte e malattia, le ha dato conforto?

«Sicurament­e gli animali e la loro compagnia. Anche per il loro distacco dalla cose. Un cane, ad esempio, si poteva abbracciar­e, così come coccolare un gatto. Credo che questo abbia aiutato moltissime persone. L’animale non porta problemi, è semplice e sempre uguale a se stesso. Mi ha fatto piacere poi vedere come gli animali si siano rimpossess­ati di spazi, anche urbani, che l’uomo ha loro sottratto. E mi rende tristissim­o pensare come solo con la fuga dall’uomo, gli animali possono salvarsi».

Il silenzio li ha portati in luoghi impensabil­i. Abbiamo visto le anatre attraversa­re i semafori in pieno centro città.

«Il silenzio è fondamenta­le anche per creare. In questi due mesi, mi ero imposto di creare ogni giorno una vignetta su Facebook. Ne ho fatte 130, con la protagonis­ta Doggy, una cagnolina, e sono il frutto di una mezzoretta di passeggiat­a quotidiana nei campi, immersa nel silenzio. La musica, che peraltro manco ascoltiamo, ci accompagna dappertutt­o. Sembra quasi che l’uomo rifugga il silenzio per non rimanere solo con se stesso».

Non ha pensato di disegnare anche il virus?

«No, non mi attira particolar­mente questo coronaviru­s che tutti hanno disegnato come una mina vagante. Per avere un’idea di quello che succede occorre astrarsi, guardare quello che succede da lontano. Non mi interessa il particolar­e, ma la visione generale. Quella del Mondo, della Terra che sia chiaro se ne frega del virus e di tutto quello che succede. Bastano quattro vulcani in attività perché si producano disastri pure peggiori rispetto al Covid. La Natura ci tratta con sovrana indifferen­za. Sarà importante cominciare a chiedersi il perché di certi comportame­nti, anche se di questo virus ce ne dimentiche­remo in fretta».

Quanto in fretta? «Anche pochissimi mesi. Non se ne dimentiche­ranno i medici e gli scienziati,perché la prevenzion­e diventerà il loro lavoro, ma l’uomo normale sì. A meno che i contagi aumentino e, ad esempio, si continui a portare le mascherine. È sufficient­e che non se ne parli. In America dopo il caso Floyd nessuno ha più scritto una riga sul Covid».

Ma il signor Rossi porta la mascherina?

«Sì, credo alla Scienza anche se è stato detto tutto e il suo contrario. Quanto dura il virus sugli oggetti? Non ci capisco più niente. Se dovessi disegnare il signor Rossi in questo momento sarebbe in una stanza buia con gli occhi bendati».

❞ Vorrei imporre nei ristoranti i film degli allevament­i intensivi. Una cosa mostruosa. Se ne fosse a conoscenza, la gente mangerebbe insalata

❞ È proprio necessario andare sempre al ristorante o all’apericena? La gente ha iniziato a riflettere sul perché delle uscite che fa

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 ??  ?? Animatore Bruno Bozzetto è nato a Milano il 3 marzo 1938. Vive a Bergamo in zona Monterosso. Disegnator­e e regista, è autore di alcuni lungometra­ggi animati e numerosi cortometra­ggi, molti dei quali vedono come protagonis­ta il suo Signor Rossi, simbolo del cittadino italiano medio alle prese con il malcostume della propria società
Animatore Bruno Bozzetto è nato a Milano il 3 marzo 1938. Vive a Bergamo in zona Monterosso. Disegnator­e e regista, è autore di alcuni lungometra­ggi animati e numerosi cortometra­ggi, molti dei quali vedono come protagonis­ta il suo Signor Rossi, simbolo del cittadino italiano medio alle prese con il malcostume della propria società
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Bruno Bozzetto con il Signor Rossi e, sotto, un frame di «Allegro ma non troppo»
Creazioni Bruno Bozzetto con il Signor Rossi e, sotto, un frame di «Allegro ma non troppo»

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