L’attrice di Ferri uccide il vicino
La protagonista del film di Ferri ha ucciso un vicino
Bianca, all’anagrafe Tommaso Libero Ferri, è protagonista di «La casa dell’amore» del regista bergamasco Luca Ferri. È stata arrestata per aver ucciso il vicino, a Milano.
Grazie al regista bergamasco Luca Ferri, era diventata una «diva», accolta tra gli applausi alla 70esima Berlinale, nella prestigiosa sezione Forum — la stessa che ospitò grandi autori come Godard e Bellocchio — a febbraio, poco prima dell’emergenza Covid.
La parabola di Bianca, all’anagrafe Tommaso Libero Riva, transessuale 46enne, si è conclusa con l’arresto per omicidio volontario da parte della polizia. L’altra notte, ha accoltellato il 68enne Giuseppe Alfredo Villa, un inquilino del suo palazzo, in via Trilussa, a Quarto Oggiaro, nella periferia ovest di Milano. Intorno alle 2.45, Riva si è presentata armata di un coltello da cucina e ha sferrato un solo colpo al braccio dell’anziano che viveva con la moglie. Tra i due c’erano stati dissapori, anche per il comportamento dell’aggressore che, sotto l’effetto dell’alcol, era spesso molesta e irascibile.
Quando gli agenti sono arrivati sul posto hanno trovato la vittima sanguinante e Riva incapace di reagire, quasi non si rendesse conto delle conseguenze del suo gesto. I vicini, svegliati dalle grida di
Riva, hanno assistito alla scena e testimoniato. La trans 46enne è stata arrestata e ora si trova rinchiusa in carcere. L’anziano è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Niguarda, dove è morto poco dopo. L’assassina, proveniente da una famiglia borghese, abitava nel palazzo. Poi aveva perso sia il padre, lo scultore
Cesare Riva, sia la madre, mentre la sorella era andata a vivere lontano. Lasciata sola, nella delicata fase di transizione dal sesso maschile al femminile, e carica di problemi personali, aveva spesso attacchi di rabbia. Viveva senza corrente elettrica e danneggiava le parti comuni. Una volta, tornando a casa ubriaca, non trovando le chiavi, aveva rotto il portone d’entrata.
«La casa dell’amore» del regista di Olera era proprio quella di Riva a Quarto Oggiaro. La pellicola è stata prodotta da Lab 80 Film e Effendem Film. Regista e produzione hanno deciso di non rilasciare dichiarazioni. Il lungometraggio è autobiografico: racconta in 77 minuti la storia e le difficoltà, economiche e psicologiche, affrontate dalla trans nella quotidianità. Nel film è Bianca Dolce Miele, da vent’anni fidanzata con Natasha, un’altra trans, di origini giapponesi, che vive in Brasile. Il loro legame, tenero e nostalgico, è molto forte e la distanza non lo ha indebolito. La loro storia d’amore è fatta di lunghe telefonate e ancor più lunghe attese. Bianca non vede la compagna da quasi due anni. E il tempo passato senza di lei è scandito dai clienti e dalle loro richieste, spesso bizzarre.
Il regista ha raccontato di aver trovato la protagonista del suo film grazie «a un annuncio su Internet, è stata la prima prostituta che ho contattato e l’unica, prima di convincerla a raccontare se stessa davanti alle telecamere ho dovuto vincerne la diffidenza, per lei significava mettersi in discussione, è stato un lavoro lento».
Pellicola dalle tematiche scomode, applaudita alla Berlinale, «La casa dell’amore» è stato l’unico film italiano in gara al Documentary Award. Prima della pandemia era prevista l’uscita nelle sale.
Alla Berlinale Il lavoro del regista bergamasco era stato presentato a febbraio nella sezione Forum