Tempi duri per i ladri di biciclette (elettriche)
Tempi duri per i ladri di biciclette. E non solo perché internet è la perfetta vetrina dove va a sfruculiare chi è alla ricerca del bene a due ruote perduto (e/o rubato), ma anche perché, come le auto, adesso le bici (più belle e costose) hanno un numero di telaio che le rende immediatamente e sicuramente identificabili. Se poi ci mettete un fiuto da segugio e l’intervento dei carabinieri, ecco che il quadro della vicenda è completo. Protagonista assoluta dell’avventuroso «smarrimento», chiamiamolo così, e del sagace ritrovamento è una bici, precisamente una e-bike Scott dal valore di listino di 5 mila euro. Ambitissima da appassionati e non, da tempo attesa con trepidazione dal suo futuro proprietario, un ciclista di Como che avrebbe dovuto ritirarla da un rivenditore bresciano, la preziosa due ruote arriva dall’America alla Scott Italia di Albino. L’azienda di Franco Acerbis la affida al corriere per la consegna al negozio, ma ad un certo punto il pacco scompare dal radar del vettore logistico.
«Si sono giustificati dicendo che non la trovavano più», spiega Acerbis. Qualcuno, invece, e cioè un appassionato in cerca dell’affare la trova su internet ad un prezzo estremamente conveniente, con uno sconto di 1.500 euro sul prezzo di listino. L’acquirente si insospettisce, vuole vederci chiaro. Come si giustifica un prezzo così basso? Così si fa dare dal «venditore» il numero del telaio (un codice univoco che identifica il mezzo) e chiama la Scott ad Albino. Che mi dite di questa bici? Ne sapete qualcosa? In azienda il cerchio si chiude in fretta: il numero del telaio è quello della bicicletta in consegna nel Bresciano di cui il corriere ha perso le tracce. A questo punto, Franco Acerbis non perde tempo e si rivolge ai carabinieri di Albino che, con la complicità dell’acquirente interessato organizzano il «recupero» della preziosa due ruote. Nel momento in cui si attua la consegna della bici con il corrispettivo in denaro, ecco spuntare i militari del comando di Capriolo che prima assicurano il «venditorericettatore» alla giustizia (per lui una denuncia) e poi consegnano la due ruote al concessionario. Al termine della peripezia il cliente di Como si può mettere finalmente in sella. «Grazie all’ approccio investigativo, oltre che al senso civico di un appassionato e alla collaborazione congiunta di più persone, questa brutta esperienza si è trasformata un una storia bella da raccontare», prosegue Acerbis che rivolge il suo ringraziamento all’Arma, in particolare al Comandante Francesco Chiofalo e alle stazioni di Albino e Capriolo. «È un lieto fine — conclude Acerbis — che, anche per le circostanze fortuite che l’hanno determinato, ci ha fatto doppiamente piacere. È stato come trovare l’ago in un pagliaio». A due ruote.