Ambiente delicato Serve un segnale contro l’inciviltà
Inciviltà e mancanza di educazione civica purtroppo dilagano, non solo a Bergamo è vero, ma Città Alta è e resta un microambiente delicato, dove storia e modernità, residenzialità e turismo, devono trovare un difficile equilibrio. E invece stiamo assistendo a una situazione di crescente disagio, sicuramente dei residenti, ma anche di molti che vorrebbero goderne i piaceri. La soluzione non è certo quella della deregulation che sembra essere il filo conduttore delle scelte dell’Amministrazione. Nelle ultime settimane abbiamo raccolto molteplici testimonianze di residenti e di persone che amano frequentare Città Alta, e tutte sono state fortemente critiche nei confronti della sordità dell’Amministrazione a queste problematiche. Ma è possibile che non ci sia una soluzione migliore di dover accettare questo degrado? Non servono nuove leggi, basterebbe far rispettare quelle vigenti. Ma di fronte a orde di maleducati cui si dà libero accesso, su chi possiamo fare affidamento? Dove sono le forze dell’ordine? È esperienza comune non vedere più da tempo controlli stradali sui viali delle Mura, o nei punti critici dove possono essere intercettati comportamenti trasgressivi. È esperienza comune non vedere presidiate le zone dove più frequentemente si assembrano gruppi di ragazzotti, se non dopo che i residenti esasperati abbiano chiamato il 112 perché schiamazzano a notte fonda, tirano sassate alle finestre o urinano nei portoni delle abitazioni. È inutile stabilire un teorico limite di 30 chilometri orari se poi nessuno si preoccupa di farlo rispettare. Fatto questo primo elementare passo a favore della legalità, possiamo poi a parlare di iniziative che mirino a razionalizzare in toto il traffico che grava all’interno della zona di Città Alta e Colli. Ma non per il quieto vivere dei residenti, che si sentono rinfacciare di voler essere «dei privilegiati», ma per tutti coloro, bergamaschi e no, che vengono in Città Alta per assaporare il gusto di un tempo, quando la modernità non aveva ancora piagato molti aspetti quotidiani. Per una Capitale della cultura, la cultura della legalità e della qualità della vita devono essere un caposaldo da cui partire.
*Direttore Oncologia Ospedale Papa Giovanni XXIII Residente in Città Alta