Omotransfobia, lo strano sabato arcobaleno tra sentinelle, leghisti e sostenitori dei diritti
Da un lato di piazza Vittorio Veneto le bandiere arcobaleno, di fronte, oltre il vialone, i cartelli: «In piedi per la libertà. Non imbavagliate le coscienze». È netta la contrapposizione intorno al disegno di legge sull’omotransfobia del parlamentare Alessandro Zan, sintesi delle proposte presentate da Laura Boldrini, Ivan Scalfarotto, Mario Perantoni e Giusi Bartolozzi.
A sostegno del testo, in discussione alla Camera, Bergamo Pride e Agedo sono scesi in piazza con un flash mob. A opporsi, invece, le associazioni Pro vita e il movimento delle Sentinelle in piedi, oltre alla Lega, che con il consigliere comunale Filippo Bianchi ha presentato una mozione contro il ddl Zan, illustrata in una conferenza stampa a Palazzo Frizzoni alle 15.30. Ammesse al massimo 12 persone in base alle norme per evitare il contagio da Covid-19. «Il Comune non può essere un club privato — contestano Valeria Milesi e Daniela Scandella per i gruppi Non una di meno, Adesso donna 3.0 e Collettivo donna —. Bianchi sfrutta la propria carica e le restrizioni per convocare incontri su invito. Questo uso privato del municipio è becero». Malumore anche fra chi avrebbe voluto partecipare: qualcuno è stato invitato a uscire per lasciare posto a giornalisti e relatori. Tra loro, il sindaco di Palazzago Michele Jacobelli (Lega). «Se il disegno di legge venisse approvato si formerebbe un gruppo protetto», è il pensiero di Bianchi.
Alle 17, il flash mob Lgbti si è spostato da piazza Matteotti a piazza Pontida. «L’odio non è mai un’opinione, questa legge darebbe a tutti la libertà di essere se stessi», dice Martina Doneda. I presenti strappano foglietti su cui sono stampati insulti omofobi, poi con le scope, emblema della manifestazione, distruggono alcune scatole a rappresentare le discriminazioni. C’è anche la consigliera del Pd, Federica Bruni: «Il ddl va a colmare un vuoto legislativo — sostiene Bruni —. Migliaia di persone ogni giorno sono vittime di violenza per il proprio orientamento sessuale. Ma c’è chi ancora nega queste violenze».