Non cambiate canale Partenza dalla sede della Canottieri arrivo alla chiesa di Gaggiano Pedalando lungo il Naviglio Grande tra campagna, case di ringhiera e scorci che evocano la laguna veneta
«Coraggio, è divertente pedalare anche con il caldo», assicura Monica Nanetti. Crederle? Il nome del suo blog ciclistico, «Se ce l’ho fatta io», lascia intendere abnegazione (e fatica), confermate da una iper-tecnica bicicletta americana. Con noncuranza, lei lascia cadere l’antefatto sulla due ruote ricevuta in regalo, «cercavano un ambassador, mi hanno vista pedalare su e giù per la Penisola, devono aver pensato che una signora agée fosse convincente...», dice. Nanetti ha scelto un itinerario classico, lungo il Naviglio Grande: partenza davanti alla (splendida) sede della Canottieri Milano, arrivo nella (splendida) piazzetta di Gaggiano. Neanche troppo faticoso, 22 km fra andata e ritorno. «Solo una precauzione, evitare la domenica mattina. Lungo l’Alzaia, anche in piena estate, corre e pedala il mondo», spiega, «a meno di non voler tentare l’impresa e svegliarsi all’alba, le prime ore di luce sono suggestive».
Il via è in contemporanea con gli equipaggi in canoa che filano veloci e silenziosi sull’acqua, mentre le bici trotterellano al loro fianco. «Il canale accompagna per tutto il percorso, la presenza del Naviglio regala una piacevole sensazione, quasi di freschezza», sottolinea lei. La vecchia Milano, case di ringhiera e cortili (e qualche architettura odierna a contrasto) sfila da un lato, dall’altro fa capolino la natura, all’inizio solo le fronde degli alberi (graditissima ombra), poi qualche prato e infine i campi coltivati. Al limite della città c’è il parco dell’ex Area Pozzi (prima eventuale sosta), dopo poco, senza soluzione di continuità e sempre sulla ciclabile (attenzione, qualche tratto è aperto al traffico) si entra in Corsico. Il paesaggio muta, un tempo qui era piena campagna, ne è rimasta una flebile traccia nelle ville d’epoca (per la villeggiatura dei milanesi più abbienti) e nelle cascine. Superata l’avveniristica architettura del centro buddista giapponese, con il padiglione dorato e i fiori di loto, si apre lo scenario più rurale (alcune gigantografie in bianco e nero appese sotto al ponte di Trezzano, mostrano come era il territorio nei secoli passati). «È un paesaggio tutto sommato poco battuto da chi abita in città, che svela il volto nascosto di questi paesi limitrofi, a volte ingiustamente considerati come dormitori».
Un airone si alza in volo, l’onnipresente pescatore lancia l’amo in acqua, una leggera brezza piega le canne nei campi. E di colpo c’è la campagna pura, del Parco Agricolo Sud Milano. Piccola deviazione (indicata) dentro Trezzano e rientro scenografico sul Naviglio. Vecchi ponti (sorprendente quello a schiena d’asino in pietra), vecchie case colorate che si specchiano nell’acqua placida del canale: un angolo lombardo che strizza l’occhio ai centri lagunari veneti. Ecco Gaggiano, la meta finale. Sul sagrato, la chiesa bianca e ocra di Sant’Invenzio (bella facciata barocca), all’angolo Casa Camurati con la torretta merlata, e sulla sponda opposta, il settecentesco Palazzo Venini Uboldi. Peccato dover rientrare.
Paesaggio
L’itinerario svela il volto nascosto dei paesi limitrofi ingiustamente considerati dormitori