Il Colle di Zambla e Camplano: un labirinto verde
La Val Serina a occidente, la Val del Riso a oriente: solchi erbosi e calcare
Raggiungendo il Colle di Zambla, noto passo che collega le valli Brembana e Seriana, potremo apprezzare anche le due valli che questo valico effettivamente connette e che sono confluenti delle maggiori: la Val Serina a occidente, la Val del Riso a oriente. Due vallate veramente uniche, la cui estensione si va a formare nell’osservatore attraverso la percezione del possibile, di tutto ciò che sta oltre e sotto le quinte di un teatro naturale espanso, dove l’alpe sfoggia «personaggi» di spicco del mondo prealpino bergamasco: dall’Alben all’Arera, certo, ma anche attraverso l’intricato labirinto di vallate e profondità caratterizzato dai monti Grem e Golla, lungo la cui dorsale settentrionale si inabissa nella Val Dossana.
A mezza costa
Dal passo di Zambla (1.264 metri) partiamo per scoprire i primi chilometri, sul versante idrografico sinistro, della conturbante Val Parina (che per chilometri solca la Val Serina fino ad adagiarsi nel Brembo). Da qui, ai piedi dell’Arera, possiamo immergerci a mezza costa in un luogo evocativo, capace di sospingere i nostri passi, sviluppando la nostra curiosità: ci dirigiamo verso Camplano.
Paesaggio bucolico
In pochi minuti raggiungiarepentini mo una santella (dedicata alla Madonna di Caravaggio) e seguendo il sentiero 238 (inizialmente condivide la numerazione con il 223), ci adagiamo nel saliscendi di un paesaggio bucolico tra gli ampi pascoli ondulati del Monte di Zambla, un mondo di annunciazione per ciò che ci attende. Catturati dal bosco, proseguiamo la salita regolare, con i nostri sensi in modalità percezione e aperti al mutare delle atmosfere di un ambiente che se da un lato è tipico delle Orobie, dall’altro si ammanta di un non-so-che avvolto da solchi erbosi abbracciati al calcare.
Quando la salita si fa più decisa, ci immettiamo sul sentiero 237 da dove, in elevazione a cielo aperto, sbuchiamo a Baita Camplano (1.830 metri).
Giochi di luce
Circa due ore di regolare andare ci hanno preparato ad incontrare il momento giusto, dentro e fuori di noi, per apprezzare i giochi di luce tra le nuvole, il cielo e i verdi spazi del genius loci Camplano.
Una danza inafferrabile che stimola la mente e alleggerisce il corpo, dediti ora al cammin facendo del libero vagabondare.
La grande piramide
Qui, come nelle highlands scozzesi, il verde indirizza lo sguardo tra doline, onde di roccia e praterie, variazioni di luce, la gran piramide verde e senza nome che eleva a dialogo il paesaggio.
Ma non basta. A Camplano è d’obbligo sostare a lungo e respirare, lasciarsi ispirare da quel famoso non-so-che e poi – per citare il grande Aldo Leopold - pensare come la montagna.