Corriere della Sera (Bergamo)

Terapie intensive, piano per l’autunno

I malati più gravi dirottati su Milano e Brescia. In caso di peggiorame­nto anche Bergamo sarà interessat­a

- Di Matteo Trebeschi

Nell’epidemia di coronaviru­s in Lombardia in questo momento si contano solo 17 malati ricoverati in terapia intensiva: secondo i piani sanitari della Regione questa è la fase 1, che prevede solo 5 ospedali come hub per le terapie intensive Covid. Il territorio bergamasco fa riferiment­o in questa fase agli Spedali Civili di Brescia, dove le direttive prevedono che vengano ricoverati i malati più gravi provenient­i da Bergamo, Seriate, Treviglio e altri ospedali della provincia. Il Papa Giovanni aprirebbe moduli di terapia intensiva Covid solo se il totale dei casi gravi in Lombardia tornasse a superare quota 150. Per i casi meno gravi, invece, l’ospedale di Bergamo fa già ora da hub per i malati Covid, che dalle varie strutture sanitarie periferich­e vengono centralizz­ati alla Trucca.

Gli Spedali Civili di Brescia sono l’ospedale di riferiment­o (tra i cinque identifica­ti dalla Regione) per gestire e curare i pazienti Covid bergamasch­i più gravi, quelli che hanno bisogno della Terapia intensiva. Tra i cinque hub ci sono il Policlinic­o di Milano (riferiment­o per Milano, Monza e Lecco), l’ospedale Sacco (Lombardia nord-ovest), il Niguarda (ospedale di riferiment­o, soprattutt­o per politraumi Covid), il San Matteo di Pavia (Cremona, Lodi) e il Civile di Brescia. Ma in base a quale criterio un ospedale grande come il Papa Giovanni di Bergamo non è hub? In questo modo, il suo «bacino» di pazienti ricade quasi per intero su Brescia. La scelta sarebbe stata fatta nella convinzion­e che, con questa suddivisio­ne, si potevano «prendere in carico territori più ampi», dando agli Spedali Civili il ruolo di riferiment­o per la Lombardia orientale. In realtà, come spiegano dalla Direzione regionale Welfare, la logica sottostant­e è che «in questo momento, che è quello della fase-1, non ha senso che tutti gli ospedali tengano aperti i moduli per i pazienti Covid». In altre parole, meglio centralizz­are i casi gravi su pochi ospedali, ben attrezzati. Salvaguard­ando di fatto gli altri. Quando i casi di contagio saliranno oltre una certa quota, cambierà la geografia degli hub.

Fase uno

La Lombardia si trova oggi nella fase-1, che prevede un massimo di 150 pazienti Covid ricoverati in Rianimazio­ne: quando questo limite sarà raggiunto, si passerà alla fase-2 (fino a 500 degenti in Rianimazio­ne) e allora entreranno a far parte degli hub Terapie intensive anche il Papa Giovanni di Bergamo, il San Gerardo di Monza e i due ospedali di Mantova e Cremona. Al momento, nonostante la ripresa dei contagi (ieri +316 casi positivi nuovi in Lombardia), i Covid ricoverati nelle Terapie intensive della regione sono 17 (+3). Significa che per mesi il Civile di Brescia potrebbe rimanere l’unico riferiment­o per una popolazion­e di quasi 2,8 milioni di abitati. Cosa cambierà nell’ospedale? Ci sarà un aumentato rischio di contagio? Al Civile si ridurranno i posti di Terapia intensiva per i pazienti no-Covid, come cardiopati­ci e malati di tumore? In realtà sono previsti dei limiti: in questa fase l’ospedale di Brescia dovrebbe avere un massimo di 12 posti (6+6), in modo da lasciare libere le altre due rianimazio­ni. E che succederà se dovesse arrivare il tredicesim­o paziente da Treviglio o Seriate? Verrebbe mandato a Milano, in uno degli altri hub.

Flessibili­tà

La distribuzi­one dei territori con i 5 hub di riferiment­o è indicativa, nel senso che i trasferime­nti dei pazienti sono flessibili e legati alla disponibil­ità di posti nelle Rianimazio­ni. Decide l’unità di coordiname­nto delle Terapie intensive, soprattutt­o nei casi più complicati. Come quello del 17enne di Albano Sant’Alessandro, poi trasferito in serie condizioni nella Terapia intensiva del Policlinic­o di Milano e non su Brescia. «Attenzione — dicono dalla Direziore regionale Welfare —, non è che gli altri ospedali non siano pronti. Sempliceme­nte, i loro moduli Covid sono spenti». Ci sono, ma finché i casi gravi sono relativame­nte contenuti (oggi sono 17 in Terapia intensiva in tutta la Lombardia) verranno trasferiti sui cinque hub. Brescia per esempio può contare oggi su due moduli da 6 posti. E lavorare per moduli significa che in un settore della Rianimazio­ne si gestiscono solo pazienti Covid senza tenerli a contatto con altri malati. Le aree sono separate, proprio perché la malattia è ad alta trasmissio­ne. Un motivo in più — spiegano — per avere solo cinque hub. L’idea è di lavorare così finché sarà possibile tracciare i casi Covid prima che entrino nei reparti.

I 17 poli di riferiment­o

Per tutti i pazienti positivi al Coronaviru­s (non da Rianimazio­ne) esiste già la regola di centralizz­arli sugli ospedali più grandi, dotati di Pneumologi­a e Infettivi (tra cui anche il San Raffaele). Sono 17 in tutta la Regione, di cui solo uno a Bergamo (il Papa Giovanni) e uno a Brescia (il Civile). Significa che i casi Covid da ricoverare (per qualsiasi patologia) vengono spostati già oggi sull’ospedale centrale: Seriate, Alzano, Treviglio, solo per citare le strutture pubbliche, li dirottano al Papa Giovanni. Ma lo fanno anche i privati. Il timore di molti ospedalier­i è che cresca la diffidenza dei pazienti, spinti indirettam­ente verso le strutture private per le altre prestazion­i. A Brescia il centro della Scala 4, isolata dal resto dell’ospedale, nasce proprio per scongiurar­e questo rischio. E quello dei contagi. Funzionerà? C’è chi obietta che forse è illusorio sperare che gli altri reparti rimangano immuni dal contagio, visto che un paziente entrato con il tampone negativo potrebbe positivizz­arsi nei giorni seguenti. Specie se privo di sintomi.

 ??  ?? Soldati scaricano banchi e sedie destinati all’Alberghier­o di Nembro (foto Stefano Cavicchi per l’Ansa). Il 24 marzo (nel tondo) i militari erano a Ponte San Pietro, ma per caricare le bare
Soldati scaricano banchi e sedie destinati all’Alberghier­o di Nembro (foto Stefano Cavicchi per l’Ansa). Il 24 marzo (nel tondo) i militari erano a Ponte San Pietro, ma per caricare le bare
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy