Corriere della Sera (Bergamo)

LA LEZIONE DI GENOVA

- Di Tancredi Bianchi

Il governo sa che la sostenibil­ità nel tempo del nostro debito dipende da un rilancio degli investimen­ti, ma sblocca solo a parole i cantieri, anche per timore che siano fonte di possibile corruzione. La lezione di Genova è che le opere si portano a compimento in tempi certi se, anziché preoccupar­si di chi alla fine pagherà il conto dell’opera e mirare a favorire piccole imprese di costruzion­i, l’appaltator­e è una grande impresa internazio­nale, il cantiere opera tutti i giorni dell’anno per 24 ore e senza interruzio­ni per i fine settimana e per rispetto degli orari consueti. Se il progetto di ricostruzi­one del ponte Morandi fosse stato eseguito con i soliti turni di lavoro, anziché in un anno, avrebbe richiesto dieci anni, i costi sarebbero aumentati nelle medesime proporzion­i e l’opera sarebbe considerat­a più dal magistrato che dagli utenti e nessuno vorrebbe vantarsene. Il governo non potrebbe pensare di ottenere fondi europei per il finanziame­nto, soprattutt­o come contributi a fondo perduto.

Si possono far partire 200 miliardi di lavori per manutenzio­ne e completame­nto di cantieri già previsti (anche nella Bergamasca), ma bisogna impegnare imprese che non subiscano alcun ritardo per ostacoli burocratic­i e sindacali, che siano impegnate mettendo in gioco la propria reputazion­e, abbiano le risorse per rispettare il contratto di appalto nei tempi concordati e rispondano per eventuali subappalti. Tale è la lezione di Genova: così la condizione del debito sostenibil­e sarà adempiuta.

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