LA LEZIONE DI GENOVA
Il governo sa che la sostenibilità nel tempo del nostro debito dipende da un rilancio degli investimenti, ma sblocca solo a parole i cantieri, anche per timore che siano fonte di possibile corruzione. La lezione di Genova è che le opere si portano a compimento in tempi certi se, anziché preoccuparsi di chi alla fine pagherà il conto dell’opera e mirare a favorire piccole imprese di costruzioni, l’appaltatore è una grande impresa internazionale, il cantiere opera tutti i giorni dell’anno per 24 ore e senza interruzioni per i fine settimana e per rispetto degli orari consueti. Se il progetto di ricostruzione del ponte Morandi fosse stato eseguito con i soliti turni di lavoro, anziché in un anno, avrebbe richiesto dieci anni, i costi sarebbero aumentati nelle medesime proporzioni e l’opera sarebbe considerata più dal magistrato che dagli utenti e nessuno vorrebbe vantarsene. Il governo non potrebbe pensare di ottenere fondi europei per il finanziamento, soprattutto come contributi a fondo perduto.
Si possono far partire 200 miliardi di lavori per manutenzione e completamento di cantieri già previsti (anche nella Bergamasca), ma bisogna impegnare imprese che non subiscano alcun ritardo per ostacoli burocratici e sindacali, che siano impegnate mettendo in gioco la propria reputazione, abbiano le risorse per rispettare il contratto di appalto nei tempi concordati e rispondano per eventuali subappalti. Tale è la lezione di Genova: così la condizione del debito sostenibile sarà adempiuta.