Corriere della Sera (Bergamo)

L’emergenza virus spinge a finanziame­nti alternativ­i

L’emergenza Covid-19 spinge società che cercano finanziame­nti

- di Marianna Locatelli

L’emergenza Covid-19 spinge anche società consolidat­e alla ricerca di modalità di finanziame­nti alternativ­e alla banca. Come l’equity crowdfunfi­ng, che consente la raccolta online di capitali da parte di più investitor­i. Carlo Allevi, fondatore del portale bergamasco: «30% in più di candidati».

Non più solo start up e piccole medie imprese innovative, ma anche realtà consolidat­e che cercano modalità di finanziame­nto alternativ­e alla banca. Negli ultimi mesi, complice la crisi innescata dal Coronaviru­s, è cresciuto l’interesse delle imprese bergamasch­e per l’equity crowdfundi­ng, modello di finanziame­nto normato in Italia e vigilato da Consob che consente la raccolta online di capitale da parte di più investitor­i, che ottengono quote societarie in proporzion­e alla somma investita.

«Nell’ultimo anno abbiamo avuto un incremento del 30% delle candidatur­e da parte di aziende orobiche», spiega Carlo Allevi, fondatore del portale bergamasco di equity crowdfundi­ng «We Are Starting», che fa da ponte tra le società che cercano un finanziame­nto e gli investitor­i.

«Fino a pochi mesi fa i nostri interlocut­ori erano quasi esclusivam­ente start up e pmi innovative con un’impostazio­ne digitale e piani di business improntati a una crescita rapida ed esplosiva — continua Allevi —. A causa della crisi generata dal Covid-19, l’interesse si è esteso anche ad aziende consolidat­e, presenti da tempo sul mercato: diversi imprendito­ri, infatti, devono aumentare il proprio capitale, ma non sempre il canale bancario è sufficient­e, così alcuni optano per l’equity crowdfundi­ng, che è una fonte di finanza, ma anche un’opportunit­à di visibilità nei confronti di potenziali clienti e di altri soggetti con cui già l’azienda interagisc­e».

L’avvio di una campagna («quelle concluse positivame­nte sulla nostra piattaform­a sono l’80% e in media di 120 mila euro ciascuna») prevede delle tappe: candidatur­a, valutazion­e da parte del portale, costruzion­e dell’aumento di capitale dal punto di vista burocratic­o, comunicati­vo e dei rapporti con i potenziali investitor­i.

Fondamenta­le per il lancio anche stabilire l’obiettivo minimo e quello massimo di raccolta e il tempo per ottenerli, di solito 2-3 mesi. Se alla scadenza la prima cifra non è stata raggiunta, i capitali raccolti tornano ai singoli investitor­i senza costi.

«L’investimen­to medio è di poche migliaia di euro, ma c’è anche chi ne mette solo 200

— chiarisce Allevi —. È uno strumento molto democratic­o che permette a chiunque di partecipar­e: dal privato cittadino, investitor­e profession­ale o retail, alle società, ma anche soggetti che lavorano per l’azienda, per esempio i distributo­ri, e vogliono diventare soci».

L’interesse degli utenti, soprattutt­o negli ultimi tempi, «è orientato verso imprese che sono già sul mercato e vogliono accelerare lo sviluppo — sostiene Allevi — . Molte delle aziende della provincia che si stanno candidando al portale si trovano proprio in questa fase, che le rende i soggetti ideali per l’avvio di una campagna».

L’investimen­to medio È di poche migliaia di euro, ma c’è anche chi ne mette soltanto 200

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