Le divagazioni di un ebreo errante
«Mi muovo a zig zag attingendo da Primo Levi, Groucho Marx e Dante, ma parlo anche di oggi» Gioele Dix apre con un monologo il festival «Jewish in the City»
Chiamarlo spettacolo, parole sue, non sarebbe giusto. «In realtà non saprei come definirlo», ammette Gioele Dix, «conversazione? Recitazione? Tecnicamente rimane uno spettacolo, ma senza il pubblico, senza quella corrente emotiva che sale dalla platea, si trasforma e diventa altro». Il prologo semiserio (inedito) di Dix «L’ebreo errante?», proposto in diretta sabato 5 alle ore 21 (mosaicocem.it), apre la quinta edizione del festival ebraico milanese «Jewish in the City», che questo anno coincide con «Percorsi ebraici», la XXI Giornata Europea della Cultura Ebraica. Il doppio evento è tutto in versione streaming, con l’eccezione del concerto Klez Parade del Trio Nefesh, domenica 6 alle 20.30 ai Bagni Misteriosi. Al tema del percorso si aggancia Dix nel suo non-spettacolo, tema che lui spiega di intendere «in maniera larga, un giro largo come la fuga dall’Egitto, invece di tirare dritti, via mare, in dieci giorni sarebbero arrivati, hanno scelto il deserto, e lì sono rimasti, quaranta anni». Poi anticipa: «Mi muovo a zig zag, attingendo da “L’altrui mestiere” di Primo Levi, citando Groucho Marx e Dante, una sorta di viaggio con continui passaggi temporali, la Storia ma anche considerazioni sull’oggi, sul valore del presente, e poi qualche fermata sul concetto di identità e qualche battuta sulla proverbiale diligenza nell’osservazione della Legge».
Gli altri percorsi si svelano durante la giornata di domenica, con le tre dirette, una di seguito all’altra (seguono i saluti istituzionale, alle ore 10), da luoghi della città particolarmente significativi. La prima è dal Memoriale della Shoa, con l’intervento di Marco Belpoliti su «Immaginare la memoria». Dal Giardino dei Giusti, Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, la foresta dei Giusti, ricorda i Giusti al tempo del Coronavirus, medici e infermieri che hanno perso la vita per salvarne altre, e infine dalla Sinagoga di via Guastalla, il concerto del Sestetto Scaligero Wanderer in onore di Vittore Veneziani (musiche di Martinu e Tchaikovsky). «Veneziani era il direttore del Coro della Scala, chiamato a Milano da Toscanini, espulso nel ‘38 a causa delle leggi razziali. Quando alla fine della guerra Toscanini ritornò in Italia, lo rivolle accanto a sé», ricorda Gadi Schoenheit, Assessore Cultura della Comunità Ebraica.
Nel pomeriggio il programma si infittisce, con una serie di conferenze. «Il tema del percorso si prestava a essere decodificato, abbiamo ragionato su percorsi in senso metaforico, il pubblico troverà così approfondimenti su teatro, religione e scienza, e interventi di pura attualità», spiega ancora Schoenheit. Dalle donne ebree nella medicina dal Medioevo ad oggi (una su tutte: il premio Nobel Rita Levi Montalcini), all’intelligenza artificiale made in Israel; dal teatro e letteratura («Teatro ebraico non è parlare di ebrei», con Andrée Ruth Shammah), fino alla storia della comunità milanese, con le testimonianze degli ebrei arrivati in città nel secondo dopoguerra da Persia, Siria, Turchia, Afghanistan, Iraq (a cura del CDEC, con la regia di Vittorio Bendaud e Myrna Chayo).
Altri percorsi
Belpoliti interviene sul tema della Memoria Concerto in Sinagoga in ricordo di Veneziani