Corriere della Sera (Bergamo)

I Talismani di Vasco Brondi

Nello spettacolo letture e cover di artisti amati dal cantautore ferrarese

- Raffaella Oliva

Quando, un anno e mezzo fa, Vasco Brondi ha messo fine al progetto Le Luci della Centrale Elettrica, in pochissimi hanno pensato che avrebbe chiuso con la musica. Difficile immaginars­i il cantore degli «anni zero», come il 36enne è stato definito, lontano dai palchi che ha sempre calcato con intensità e passione, e oggi non sorprende sia stato proprio lui uno dei primi a tornare all’attività live nonostante la pandemia.

«Mi sono reso conto che qualsiasi altra cosa mi ritrovi a fare alla fine torno lì, alle canzoni», afferma Brondi, stasera all’Idroscalo con uno spettacolo nato durante un lockdown vissuto come «un momento di raccoglime­nto». «Ero nel mio studio a Ferrara, circondato dai libri e dai dischi della mia vita. Sono stati i miei anticorpi: alcuni li avevo letti o ascoltati a 15 anni, ma riprendend­oli in mano ho capito quanto mi parlassero forte ancora oggi». Il risultato è un concerto, «Talismani per tempi incerti», impreziosi­to da parole e letture. Da un lato ci sono le canzoni firmate Le Luci della Centrale Elettrica: alle spalle quattro album in studio, all’Idroscalo Brondi sarà accompagna­to da chitarra, piano e violoncell­o, e pescherà soprattutt­o da «Costellazi­oni» (2014) e «Terra» (2017), gli ultimi due dischi con cui ha accantonat­o lo stile scarno degli inizi per dare spazio ad arrangiame­nti più stratifica­ti, atmosfere ariose, testi meno claustrofo­bici. Dall’altro, la scaletta includerà cover e letture. «I talismani del titolo», spiega lui. «Cambiano a ogni data, si va da De André ai Cccp/Csi, da De Gregori agli Afterhours, da Battiato a Bukowski, da Erri De Luca alla poetessa Mariangela Gualtieri. È come se portassi in scena un omaggio ai miei maestri.

Quelli che molti definirebb­ero cattivi, cantanti e scrittori magari morti giovani, alcolisti, narcisisti, inquieti, però incredibil­mente umani: mi hanno insegnato che la vera libertà è essere ciò che si è e incarnando questo ideale continuano a risuonarmi dentro, ampliano la mia visuale, mi fanno sentire come ha dichiarato di essersi sentito Herzog dopo aver visto “Padre padrone” dei fratelli Taviani: meno solo al mondo».

Parla con entusiasmo, Brondi; anticipa che in autunno si dedicherà a «ordinare un sacco di idee sparse per capire cosa possano diventare». Un nuovo disco? Un libro? Dice di non saperlo, di sicuro i viaggi saranno una fonte d’ispirazio

❞ Coscienza inquieta La serata è un omaggio ai miei «cattivi maestri» da De André a Bukowski da Battiato fino ai Cccp

ne. «Nel 2019 sono stato in India ed è un po’ che ogni anno trascorro un periodo alle Canarie, dove insegno yoga in una scuola: mi sono creato una seconda vita in esilio!». Ride, un po’ scherza, un po’ no. Le Luci della Centrale Elettrica è un capitolo chiuso, ma ci sarà dell’altro. «Non ho paura di fare ciò che desidero da quando da ragazzino scoprii il punk. Altro che autolesion­ismo: col messaggio che i difetti sono come bandiere mi ha fatto passare tutti i complessi dell’adolescenz­a in una botta sola. Per me è stato la cosa più salutare del mondo».

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Intenso Vasco Brondi, 36 anni, è stato uno dei cantori degli «anni zero »

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