UN BUCO A FORMA DI PROJECT FINANCING
Le diciassette pagine della delibera con la quale l’Autorità Anticorruzione chiede di rifare l’appalto per la costruzione del parcheggio di via Fara sono un manuale di storia. L’Anac ricostruisce come il progetto del parcheggio, nato nel 2004 con un preventivo di 8,6 milioni, sia diventato — trascorsi 16 anni — un buco sotto Città Alta il cui costo stimato lievita a 18,4 milioni. Il Comune, proprietario dell’area, ha fin qui corrisposto «solo» 1,3 milioni cash, ma il punto è un altro: alla Bergamo Parcheggi con l’ultima revisione della convenzione vengono riconosciute condizioni economiche più favorevoli sui 450 parcheggi per coprire l’aumento dei costi, provocato dalle complesse e lunghe vicende del cantiere. Insomma, prima la frana (2008) poi la lunga interruzione imposta da vicende giudiziarie (2009-2016) costano e il privato per rientrare ottiene di gestire più a lungo la struttura. Secondo l’Anac questa cosa non si poteva fare. Costi e tempi lievitati dell’opera, scrive l’autorità, sono responsabilità della concessionaria e il Comune non deve niente a Bergamo Parcheggi. E però, dice l’Anac, che non è un tribunale e in mezzo a tanti rimandi legislativi inserisce note di realismo, ormai il cantiere c’è, l’opera va finita per il «persistente interesse pubblico». Quello che l’Anac esclude è che la ripresa dei lavori possa avvenire tagliando altre curve delle norme sugli appalti pubblici.
Serve un’altra gara d’appalto, cosa che allungherà non di poco i tempi. D’altra parte cosa davvero sia successo tra Bergamo Parcheggi e il passato costruttore, la Collini che nel 2019 ha lasciato il cantiere, è impossibile a dirsi con precisione anche per l’Autorità, che nelle sue carte ricorda di aver «più volte richiesto» il contratto tra appaltatore e concessionaria, senza riuscire ad ottenerlo. Bergamo Parcheggi, che pure è partecipata da Atb ma è controllata dalla Parcheggi Italia Spa, non risponde a nessuno, non sente la necessità di spiegare — magari per una volta anche di chiedere scusa per ciò che è andato storto in 16 anni — alla città di cui ha in concessione un angolo prezioso. Per un’opera che se il Comune avesse realizzato, senza le alchimie del project financing ma con un «normale» appalto pubblico, difficilmente avrebbe prodotto risultati peggiori per Bergamo.