La prima campanella dopo 6 mesi Nomine dei supplenti in alto mare
Prudenza, ma tanta voglia di ricominciare per gli studenti Con qualche preoccupazione: «Speriamo non ci siano focolai»
Prima campanella, dopo 6 mesi. Ieri sono tornati in classe 134.774 studenti delle scuole bergamasche statali. Tanta la voglia di ricominciare, così come l’attenzione alle regole. Ingressi diversificati, orari scaglionati, banchi singoli e le mascherine. Resisteranno,
soltanto per alcuni alunni, le lezioni a distanza. Ma all’appello mancano ancora 3.800 insegnanti supplenti sui circa 12.500 totali. A causare un ritardo nelle nomine, un problema al portale online Sigeco, che è andato in crash per ben due volte negli ultimi giorni.
Victoria si nasconde abbracciando la mamma. Lo zainetto fucsia con le orecchie da coniglio in spalla e la mascherina con i personaggi del cartoon preferito: è il suo primo giorno di elementari. Nel piazzale di via Tasso di fronte all’Istituto Donadoni di Bergamo è la prima volta anche di mamma Andrea: «È la figlia più grande, con le regole per il Covid dovrò salutarla qui, non posso entrare con lei in classe, è la cosa che mi dispiace di più. Sarà un anno diverso, i bambini dovranno essere prudenti, ma è giusto che tornino a relazionarsi con gli altri», dice.
La scuola è ricominciata per 134.774 studenti delle scuole bergamasche statali, 1.265 in meno rispetto allo scorso anno scolastico.
Davanti alle porte della scuola elementare si radunano i piccoli alunni, i genitori
Ho acquistato i banchi trapezoidali perché non voglio buttare niente: finita l’emergenza creeremo isole per i lavori di gruppo Gloria Farisé Dirigente liceo Falcone
si raccomandano, tutti conoscono le regole: nei giorni scorsi l’istituto ha organizzato riunioni informative online. Ilaria Paradiso accompagna il suo bambino di 7 anni, Francesco, che va in seconda: «Saranno bravi. Noi adulti vediamo amici e conoscenti già da mesi, sono contenta che i bambini tornino a frequentare gli amici, la scuola è mancata in questo periodo». Alessandra è un tecnico di laboratorio alla clinica Gavazzeni, anche sua figlia inizia la seconda: «Non sono preoccupata per il contagio nelle aule — dice —, i rischi sono davvero pochi rispetto a un ospedale e vivo ogni giorno al lavoro questo dramma. I bambini devono avere la possibilità d’imparare, l’anno scolastico passato è praticamente andato perso». Una bambina di 9 anni arriva a piedi, mano nella mano con il suo papà: «Devo iniziare la quarta — dice —, avevo molta voglia di tornare». «Speriamo non ci siano nuovi focolai della pandemia, c’è un po’ di agitazione», aggiunge il padre.
I bimbi delle scuole dell’infanzia in tutta la provincia sono 8.747, 47.922, invece, quelli delle elementari. Le medie accolgono 31.331 studenti, gli istituti superiori 46.774, con il 49,95% iscritto al liceo, il 38,22% agli istituti tecnici, mentre si ferma al 16,83% la scelta dei professionali.
Fuori dal liceo artistico Giacomo e Pio Manzù alle 8.30 ci sono solo i ragazzi del primo anno, dalla sezione «i» in poi. Le entrate sono a scaglioni, come in gran parte degli istituti comprensivi, a giovarne è il traffico, del tutto sostenibile, sulle strade in città. «È strano tornare a scuola», commentano Elisabetta e Benedetta, abitano a Serina e Petosino. Stella, Nicola, Shail, Tommaso, Wendy e Serena sono tutti insieme: «Oggi facciamo poche ore, mercoledì lezione da casa». Non confidano molto nella tecnologia: «Fino a giugno scorso ho fatto didattica online, non era come essere a scuola, i collegamenti saltavano continuamente», spiega Stella. Nel cortile del Manzù ci sono bolli colorati disposti per terra, per mantenere le distanze, il preside Cesare Emer Botti fa la spola fra l’atrio, le aule, l’esterno. «Sto verificando che tutto funzioni — commenta —. L’obiettivo è ricominciare con le lezioni in presenza, avrei voluto farlo da subito», ma nel suo istituto mancano ancora 1.200 banchi ordinati attraverso il ministero. «Avrebbero dovuto arrivare il 9 settembre — continua Botti —, credo ci sia un problema logistico, in alcune aule abbiamo
messo i banchi con le rotelle che avevamo ordinato per la sede di via Maj dove le aule sono più piccole, erano l’unica soluzione».
Gloria Farisé, la dirigente del liceo linguistico Falcone ha ordinato al ministero solo 15 banchi con le rotelle: «Li ho destinati ai docenti, nelle aule in cui posizionando una cattedra non avremmo garantito i due metri di distanza». Da Roma sono arrivati 100 banchi: «Altri 200 li ho acquistati con i fondi Covid, li ho voluti trapezoidali — continua —, non dobbiamo buttare via niente: alla fine dell’emergenza creeremo delle isole per favorire i lavori di gruppo». Le «vecchie» sedie sono impilate in giardino, a disposizione per le lezione all’aperto. Per avere più spazio, in seconda «i» è stato abbattuto e ricostruito un muro che dava sul corridoio, mentre la quinta «a» è l’unica aula con i banchi doppi. «Li abbiamo divisi con dei pannelli di plexiglas», aggiunge la preside. Accanto alla porta c’è il gel disinfettante per le mani, sui banchi i pacchetti di mascherine e appeso alla parete il proiettore: «Così anche chi è seduto in fondo potrà vedere l’insegnante», spiega Farisé.
Gli studenti di quinta «a» entrano alle 10, hanno inglese alla prima ora: una bidella misura loro la temperatura e li indirizza verso una rampa di scale esterne. Al Falcone le uscite di emergenza sono adibite anche a entrate, così in tutto ci sono 9 ingressi distinti. «Stamattina sono corsa fuori a redarguire alcuni studenti che erano in gruppo senza mascherina, fuori dai cancelli ho poca autorità, ma mi è sembrato giusto intervenire, il lavoro fatto è immane, si rischia vada perso», aggiunge la dirigente del Falcone.
Il primo giorno di scuola dopo sei mesi e mezzo ripaga Patrizia Giaveri, la dirigente dell’istituto tecnico Vittorio Emanuele, delle fatiche organizzative. «Sono riuscita a incontrare tutti gli studenti di prima in streaming, abbiamo creato un file in cui racchiudere le emozioni, il passaggio alla scuola superiore è un passo importante», dice. Non nasconde alcune criticità: «Tutte le classi seconde sono senza banchi, dovrebbero arrivare domani (oggi per chi legge,
i collaboratori scolastici hanno disposto le vecchie sedie distanziandole, manca anche qualche docente, fra supplenti e insegnanti in organico che per varie motivazioni non si sono presentati, tutto si sistemerà in pochi giorni».
La mancata consegna dei banchi del ministero, al Majorana di Seriate, dove a controllare che non si formassero affollamenti esterni c’erano i carabinieri, impegnati in tutta la provincia, è stata arginata con l’utilizzo di quelli vecchi. «Le forniture di gel e mascherine, invece, sono arrivate in tempo. L’imprevisto era dietro l’angolo — dice la dirigente Anna Maria Crotti —, ma il primo giorno è andato benissimo, speriamo sia di buon auspicio per tutto l’nno scolastico».
Gli orari C’è chi è arrivato alle 8, altri sono entrati alle 10 e non mancheranno le lezioni a distanza