Turismo fermo, il grido d’allarme
Bar, ristoranti e alberghi: - 80% «Allentare la pressione fiscale per far ripartire i consumi»
Crollo dell’80% per il settore turistico a Bergamo, contro il -59% della media nazionale. «Servono politiche strutturali e di sostegno — è l’appello del presidente Ascom, Giovanni Zambonelli — e una riforma fiscale che con meno pressione faccia ripartire i consumi». La preoccupazione è tanta: non si vede la fine di questa crisi. L’82% delle imprese del terziario orobico ritiene che il Paese non sia ancora uscito dall’emergenza sanitaria.
Re-interpretare e re-intraprendere: alle azioni reiterate, che hanno costituto il tema dell’annuale assemblea di Ascom, si sono aggiunti altri concetti di fondo improntati proprio ai quei suffissi «re» e «ri» che stanno alla base del mondo post Covid: ripresa e rinascita. Tra questi, anche ripensare e ribadire il ruolo associativo in un percorso di cambiamento che Ascom, per prima, dovrà saper interpretare e trasmettere ai propri associati.
Operatori di commercio, turismo e servizi martoriati dall’emergenza sanitaria e terminali di un corto circuito dei consumi e di una crisi di cui non si intravede la fine. Tra le parole, a tratti gravi, del suo discorso di apertura («il pensiero del prossimo inverno ci fa rabbrividire», «il turismo è completamente fermo», «servono politiche strutturali e di sostegno e una nuova riforma fiscale che con meno pressione faccia ripartire i consumi») il presidente Giovanni Zambonelli ha squarciato, però, l’orizzonte cupo con un concetto di una solidità sorprendente: «Da questo difficile momento ne usciremo e questo perché all’ interno del nostro tessuto bergamasco abbiamo il vero ammortizzatore sociale, e cioè la famiglia e una capacità professionale. Torniamo alla cultura del lavoro, senza considerare l’assistenzialismo».
Il monito finale di Zambonelli si inserisce in un chiaroscuro statistico, emerso dalla ricerca presentata da Format Research per Ascom. In una Bergamasca in cui il terziario pesa per il 61% delle imprese totali, per un totale di 197.417 lavoratori, l’emergenza sanitaria ha contribuito alla forte decelerazione dell’apertura di nuove attività: il crollo delle nuove imprese nate è del -59% (rispetto al -41% in Italia in riferimento al secondo trimestre 2020 anno su anno).
Il dato è ancora più negativo se si considera il solo turismo (bar, ristoranti, alberghi): 80% (contro una media nazionale del -59%).
La preoccupazione c’è. L’82% delle imprese del terziario orobico ritiene che il Paese non sia ancora uscito dall’emergenza sanitaria: le più preoccupate sono le imprese del turismo, per cui la percentuale sale a quota 86%. Il 69% delle imprese bergamasche teme una seconda ondata di contagi (il 69% delle imprese del turismo e il 68% del commercio) con bar ristoranti e alberghi che rilevano le maggiori difficoltà.
La reattività però non manca con la revisione del modello di business e una svolta verso il digitale.
La percentuale di imprese che oggi ricorrono all’e-commerce è cresciuta del +134%, passando dal 15% al 35%. Le consegne a domicilio sono salite del 143% (ora sono il 17% contro il 7% ante Covid). Nella fase di ripresa le imprese bergamasche stanno portando avanti le innovazioni introdotte durante lo scoppio dell’emergenza sanitaria: il 18% ha intensificato la propria presenza sui marketplace, il 14% ha puntato sull’e-commerce, l’8% ha stretto partnership per le consegne a domicilio.
Sarà pur vero, come ha ribadito l’assessore regionale al turismo Lara Magoni che «ogni saracinesca che si abbassa è una sconfitta per tutti», ma l’aria che si respira in Ascom è tutt’altro che rassegnata. L’emergenza sanitaria ha ridato ai cosiddetti «corpi intermedi» un nuovo slancio, a cominciare dai rapporti «che abbiamo riallacciato con i nostri associati. Cercheremo — ha concluso Zambonelli — di non lasciare indietro nessuno e di guardare sempre avanti, tornando ad essere la bussola per le nostre imprese. I valori restano e prevarrà la competenza, così potremo tornare a crescere tutti, noi e le nostre imprese».