Schiaffo alla difesa I giudici escludono una consulenza
Chiesto dal pm: valutazioni giuridiche. Gli avvocati: disparità, si annulli
Le difese si sono opposte, obiettando la disparità di trattamento rispetto all’accusa. Ma al processo Ubi il collegio ha accolto la richiesta del pubblico ministero, escludendo uno dei due consulenti chiamati ieri dagli avvocati. Il motivo è che si è concentrato su aspetti giuridici, superando i limiti dettati dal tribunale. Questo conferma la complessità di un processo molto tecnico in cui si sta discutendo se, come sostiene l’accusa, Ubi abbia omesso di comunicare le reali regole di funzionamento della governance e se ci sia stata un’illecita influenza sull’assemblea del 2013. Quanto alla prima accusa, il consulente ammesso ha ripercorso la storia della banca, dalla fusione, concludendo che Bankitalia e Consob sapevano di ogni fase e modifica.
Da parte degli avvocati è stata una «cortesia», come ha riconosciuto il presidente del collegio Stefano Storto: anticipare la consulenza scritta prima della testimonianza. Di solito, si acquisisce dopo. Ma al processo Ubi si è rivelata un boomerang perché Andrea Perini, consulente dell’ingenere Andrea Moltrasio, non è stato fatto nemmeno parlare. La consulenza è stata giudicata inammissibile perché concentrata su aspetti giuridici, sforando i limiti dettati dal tribunale. Un confine non semplice da definire in un processo tecnico dove non si discute di prova del Dna, di droga o furto, ma di ostacolo alla vigilanza di Bankitalia e Consob, e di illecita influenza nell’assemblea del 2013.
È il pm Paolo Mandurino a sollevare subito la questione, lasciando sbigottiti gli avvocati. È il giorno delle difese di Moltrasio (presente in aula) e di Victor Massiah con i rispettivi consulenti sul tema dell’ostacolo alla vigilanza. Il pm chiede al tribunale di revocare l’ordinanza con cui aveva ammesso Perini e Pietro Manzonetto: «Siamo molto al di fuori della consulenza tecnica. Si dice come vanno interpretate le norme, e le prove testimoniali, e come vanno applicate al caso. Ricordo i richiami del tribunale che però sono rimasulenza sti inattesi». C’è brusio in aula, gli avvocati non se l’aspettavano. «Non mi è mai capitato — esordisce il difensore di Massiah, Alberto Alessandri —. Sono imbarazzato, francamente, dalla richiesta di revoca. Mi sembra vi sia stata cura nell’evitare ogni aspetto che riguardi profili giuridici».
In effetti, il suo consulente verrà ammesso perché il tema di prova si è «concentrato su aspetti aziendalistici», dirà il collegio dopo quasi un’ora di camera di consiglio. Non così per Perini, per i giudici concentrato «su aspetti più schiettamente giuridici». Non hanno convinto le argomentazioni degli avvocati di Moltrasio contro la richiesta del pm: «In questo processo, la Guardia di finanza e il consulente del pm hanno fatto valutazione in diritto — l’obiezione di Mauro Angarano —. Escludere i consulenti della difesa comporterebbe una violazione del diritto di eguaglianza nel processo». E Andrea Pezzotta: «La debolezza della richiesta del pm sta nella parte in cui evoca la condi Giannattasio (ex direttore di Bankitalia, per l’accusa, ndr) dicendo che era cosa ben diversa. In realtà, quella della difesa è esattamente speculare». Angarano ha eccepito la nullità della decisione dei giudici Storto e, a latere, Beatrice Parati e Andrea Guadagnino per «disparità di trattamento» rispetto al consulente del pm.
Spiegare perché, per la difesa, non c’è stato ostacolo alla vigilanza è stato così affidato solo a Manzonetto, ex professore di Economia aziendale e Finanza aziendale all’Università Cattolica. Non senza momenti di insofferenza degli avvocati durante il controesame del pm a tratti a gamba tesa. Il consulente ha ripercorso la storia di Ubi, a partire dalla fusione tra Banche popolari unite e Banca Lombarda e Piemontese, dal protocollo d’intesa con i principi di pariteticità, alternanza e alternatività alle modifiche dello statuto: «Fin dall’inizio venne data ampia informazione alle autorità». E da parte delle associazioni Amici di Ubi e Banca lombarda piemontese «non ci fu ingerenza sui grandi temi». Per l’accusa, invece, era nelle associazioni (esterne) che si tiravano le fila della banca.