Chiesetta agli islamici, nodo ortodossi
Manca un passaggio notarile, la comunità musulmana si muoverà con cautela
Dopo che il tribunale ha accertato il carattere discriminatorio della condotta della Regione ai danni dell’Associazione Musulmani, sulla vicenda dell’ex chiesa dei Riuniti si attende il ricorso in appello della Regione, che è già stato annunciato. Ma ci sono ancora diversi nodi da sciogliere, a partire dalla situazione degli ortodossi rumeni, che stanno ancora utilizzando, anche se in modo abusivo, l’immobile.
«Siamo ancora qui, non sappiamo niente. E poi non posso dire niente». Padre Gheorghe Velescu, riferimento per gli ortodossi rumeni di Bergamo, non vuole parlare della vicenda dell’ex chiesa dei Riuniti, ancora occupata — anche se in modo abusivo — dalla sua comunità, come mostrano i video pubblicati su Facebook. Il tribunale di Bergamo ha accertato il carattere discriminatorio della condotta della Regione Lombardia ai danni dell’Associazione Musulmani di Bergamo, che si era aggiudicata all’asta l’immobile, messo in vendita dall’Asst Papa Giovanni XXIII. «Sono molto contento per la sentenza, spero che la Regione non ricorra in appello — dice l’assessore comunale ai Tempi urbani, Giacomo Angeloni —. Giustizia è fatta». In realtà la Regione ha già fatto sapere che ricorrerà in appello. Nella sua visita di ieri a Bergamo, il presidente della Regione, il leghista Attilio Fontana, ha detto che le sentenze non si commentano. Ha soltanto ribadito che da parte della Regione non c’è stato alcun intento discriminatorio, ma la volontà di dare seguito a progetti ritenuti importanti.
Durante l’estate scorsa, la giunta regionale aveva incaricato i suoi avvocati di intraprendere ogni iniziativa per il rilascio della proprietà immobiliare. Ma per ora gli ortodossi stanno continuando a usare l’edificio, anche se il contratto di comodato d’uso gratuito è scaduto almeno da un anno e mezzo. Alla comunità rumena sono state proposte chiese alternative, finora sempre rifiutate.
E cosa succederà adesso? Se la Regione dovesse procedere con il ricorso in appello come ha promesso, tutto potrebbe rimanere così com’è fino alla sentenza. Anche se non sono esclusi altri passi per convincere padre Gheorghe Velescu e la sua comunità ortodossa rumena a lasciare l’ex chiesa dei Riuniti.
L’Associazione Musulmani potrebbe chiedere l’esecuzione della sentenza del tribunale di Bergamo, che le riconosce la proprietà in quanto aggiudicataria dell’asta. Serve, come primo passaggio, un atto notarile contrario a quello che aveva preso atto della prelazione da parte della Regione.
Quel passaggio dal notaio era arrivato dopo l’atto di compravendita tra l’Asst e i musulmani, che si erano aggiudicati l’immobile. Poi l’Associazione potrebbe muoversi per acquisire il possesso della chiesa. Ma per ora gli islamici si sono mostrati molto cauti. Hanno esultato per la sentenza con un post molto sobrio su Facebook. Difficile pensare che vogliano alzare i toni e tentare forzature per sgomberare gli attuali occupanti.
Di sicuro, l’Associazione ha un negoziato aperto in Comune, dove da tempo ha chiesto aiuto per trovare un posto idoneo in cui pregare. E l’amministrazione ha sempre mostrato apertura su questo. Tra qualche settimana potrebbero tornare a occupare la sala civica di via Rosa (chiusa per il Covid come tutte le altre sale civiche), sotto il viadotto di Boccaleone, ma questa è una sistemazione provvisoria. Nessuno vieterebbe ai musulmani — una volta espletati tutti i passaggi burocratici per tornare in possesso del bene — di venderlo agli ortodossi e poi di trovare un nuovo spazio, su cui il Comune potrebbe prevedere la destinazione religiosa nel Pgt (che è in via di revisione). Prima dell’appello, se davvero ci sarà, potrebbe anche essere tentata una conciliazione tra gli islamici e la Regione. Ma anche il tentativo di un accordo in questa prima fase processuale non è andato a buon fine. È la sentenza del tribunale di Bergamo a raccontare che non si è arrivati a una conciliazione perché la Regione non si è resa disponibile a offrire un immobile diverso e alternativo all’Associazione Musulmani.
La Regione Il presidente Fontana ha ribadito che dalla Regione non c’è stato intento discriminatorio