Truffa, a processo I colleghi: «Era sempre al lavoro»
Villongo, il processo per la truffa sul cartellino. La dipendente nega. E i colleghi: «Era sempre al lavoro»
La difesa ha chiamato dipendenti o ex dipendenti del Comune di Villongo, al processo per la presunta truffa del cartellino dell’ex impiegata: «Era sempre al lavoro». E l’avvocato: «Straordinari non pagati».
Una decina di persone fa gruppo in tribunale. Si conoscono. Sono tutti dipendenti, o ex dipendenti, del Comune di Villongo, chiamati a testimoniare dalla difesa di Marianna Soggetti, 47 anni, di Sarnico, imputata per truffa con Donatella Chiari, stessa età, bresciana. Per il pm Giancarlo Mancusi, tra il 2012 e il 2015, quando erano a loro volta impiegate dell’ente (parte civile), avrebbero taroccato l’archivio del sistema di rilevazione delle presenze, alterando ex post le timbrature in modo da guadagnare ore non lavorate: 238 per Chiari e 160 ore per Soggetti.
Entrambe respingono le accuse, Soggetti lo ha articolato ieri durante l’esame davanti al giudice Anna Ponsero. Il cuore della sua difesa, con l’avvocato Emilio Gueli, è semplice: «Non avrebbe saputo come farlo — riassume il legale — e non aveva nessun interesse a farlo, dato che il suo contratto prevedeva un premio annuo a obiettivo e non il riconoscimento degli straordinari». Anche lavorando centinaia di ore in più, lo stipendio non cambiava. Che Soggetti fosse una abituata ad andare ben oltre l’orario d’ufficio lo raccontano gli ex colleghi. Luigi Bettoni, comandante della polizia locale oggi in pensione, conferma di averla perfino chiusa in municipio: «Sì, è capitato. La incrociavo anche il sabato e la sera». Barbara Belotti, all’Anagrafe fino al 2017, la ricorda «sempre presente. Arrivava prima di me e si fermava anche dopo. Passavo a salutarla e le dicevo che era ora di andare dai suoi figli», ricorda.
«Il Comune di Villongo è un Comune molto particolare», l’allusione, sempre di Belotti, sul clima che allora si respirava. Chiaro il concetto, visto che la domanda ironica di Gueli, davanti alla carrellata di «ex», era stata: «Ma qualcuno è rimasto a Villongo?». Gli screzi tra le imputate e parte del personale, da una parte, e il segretario comunale Rossella Orlando, dall’altra, è uno dei temi. «Verso fine 2015 la Orlando mi fece un bello sciampo perché mi aveva sentito parlare con la Soggetti. Ricevetti l’ordine tassativo di non farle più sapere niente», afferma Bettoni. Fu la Orlando a denunciare il presunto raggiro sulle timbrature. Eppure, stando a Carla Martinelli, all’ufficio Ragioneria fino a novembre 2017, non era sempre incline a fare passi di questo tipo. «Mi è capitato di segnalare irregolarità al sindaco e all’assessore al Bilancio — racconta — e sempre le pratiche venivano trasferite al segretario, che non dava nessuna importanza, sembrava mi prendesse in giro. Mi riprese platealmente su una segnalazione pesante che feci: avevo scoperto che un dipendente aveva prelevato soldi dal conto in banca del
Comune senza versarli, come avrebbe dovuto, su quello postale. La cosa era poi stata portata avanti dalla minoranza». Qualcosa di simile era già capitato, dice Martinelli, a ottobre 2016, quando si era resa conto di anomalie sui rifornimenti di carburante: l’auto del Comune era a benzina metano, ma risultavano pieni di gasolio. La tessera era nella disponibilità dello stesso dipendente del «caso Poste». Ma nulla, non erano stati presi provvedimenti. «E io mi ritrovai senza motivo con una pagella di valutazione pessima».
La testimone «Denunciai soldi spariti, ma il segretario comunale non prese provvedimenti»