Corriere della Sera (Bergamo)

LA RIFLESSION­E

Una classe dirigente «fordista» confonde l’uguaglianz­a con l’uniformità senza valorizzar­e le differenze dei singoli contesti

- di Giuseppe Bertagna

Sempre da febbraio era lecito aspettarsi che si consideras­se anche la circostanz­a che gli studenti hanno una famiglia nella quale possono dare e ricevere il virus, che la maggior parte di essi usa i mezzi pubblici per andare a scuola sui quali, essendoci calca, possono diffondere o ricevere il contagio e soprattutt­o che le città sono un conto, mentre la campagna e la montagna sono un altro. Proprio per questo la specificit­à del problema andava affrontata come tale. Niente. Noi invece abbiamo continuato a scambiare l’uguaglianz­a con l’uniformità. E assistere alle litanie dei mass media e al coro degli intellettu­ali che invocano altro centralism­o e uniformità per tutti fa una certa impression­e a chi è convinto che la libertà e la responsabi­lità delle persone e delle formazioni sociali di cui parla la Costituzio­ne siano la cifra essenziale di ogni vera educazione (e di ogni vera democrazia), e valgano incomparab­ilmente di più dell’imperium centralizz­ato e delle anche più dure sanzioni comminate (ma quasi mai eseguite per ovvia impossibil­ità di procedere ad adeguati controlli) a chi non lo rispetta.

Sono quasi 2500 anni che l’etica di Aristotele ha insegnato in maniera eminente che non è possibile avere giustizia senza eguaglianz­a, ma anche che non ci può essere uguaglianz­a senza equità, cioè senza rispettare e valorizzar­e

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La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina al termine dell’informativ­a urgente sulla ripresa delle scuole a Montecitor­io

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