Sperimentazioni intorno al 13
Al via oggi il Festival Exister sul significato del numero dell’edizione 2020 Potere, Covid, la montagna Coreografie diffuse con big e giovani debuttanti
In sintonia con la precarietà dei tempi, il Festival Exister punta la nuova programmazione sul significato arcano del numero che connota l’imminente edizione — il 13 come principio di ineluttabilità e mutamento —, varando un cartellone di coreografie che, da stasera al 21 novembre, si avvicenderanno negli spazi di DanceHauspiù (il centro nazionale di produzione della danza che promuove la rassegna diretta da Annamaria Onetti) e del Teatro Fontana. Ecco, allora, dispiegarsi in città danze plurali alla ricerca di nuove forme da sperimentare, tra autori da conoscere e altri, più in erba, da scoprire, oltre a nomi importanti come Enzo Cosimi. Atteso al Fontana il 14 novembre, Cosimi porterà il suo «Glitter in My Tears, Agamennone», primo capitolo di «Orestea, trilogia della vendetta», nel quale il coreografo romano indaga violenza e sadomasochismo come metafore del potere. Al termine dello spettacolo, il festival presenterà il volume a cura di Maria Paola Zedda «Enzo Cosimi. Una conversazione quasi angelica. 10 oggetti per uso domestico».
In apertura del festival, oggi alle 20, una serata inaugurale nel segno del movimento giovane catturato dalla video-art, con la proiezione dei cortometraggi vincitori dell’Eurasia VideoDance Contest promosso dalla rete internazionale diretta da Stefano Fardelli: il programma entrerà nel vivo con due lavori del coreografo Matteo Bittante, artista associato di DanceHaus e braccio destro della fondatrice Susanna Beltrami, dal titolo «Over Under» e «24.42».
Bittante tornerà il 24 nella Serata Giovani in cui proporrà anche la creazione «Feeling Chagal», accostata a «Besa» del danzatore di Aterballetto Hector Budlla, titoli concepiti per la Company Junior di Dancehaus e i solisti di Padova Danza. Tra la «Dance Kermesse in era post-covidiana» di Lettieri-Vezzosi e il tema della montagna, indagato come archetipo universale in «Himalaya Drumming» di Chiara Frigo, spunta l’anima tecnologica di «Besides Me», il progetto di ricerca coreografica sviluppato virtualmente da Elisa Sbaragli attraverso l’app «Dance Me» che consente agli artisti di creare al di fuori della sala ballo, in condivisione con gli utenti della rete. In tempi di distanziamento sociale, il festival inaugura il «Black Box», nuovo contenitore infrasettimanale pensato per ospitare alla DanceHaus, in una sorta di camera oscura per pochi spettatori, alcune tra le più note compagnie della scena italiana: Artemis Danza, i Déjà Donné, la Compagnia Naturalis Labor.