Corriere della Sera (Bergamo)

Mercato: un Pezzella tira l’altro (della Fiorentina)

- (m.bel.)

Sui 96,6 km il distacco dal leader — il mostruoso Carapaz — è di 14’48’’, ma Saeid Safarzadeh sorride felice lungo il percorso perché ha realizzato un sogno: gareggiare alle Olimpiadi di Tokyo nella corsa in linea maschile del ciclismo su strada con la divisa del suo Iran. Quell’Iran dove già pochi pedalano sognando gare a cinque cerchi, ma quei pochi che lo fanno sono anche frenati da un embargo che non permette di avere completi da gara come tutti gli altri: «Per questo un anno fa ho voluto aiutare i miei concittadi­ni, perché realizzass­ero il loro sogno di indossare una maglia adeguata al loro valore». A raccontarl­o Fareidoon Moradi, ingegnere (ma all’occasione anche maestro di sci) iraniano trapiantat­o a Bergamo 8 anni fa che, da buono sportivo — va spesso in bici con moglie e figli — ha da subito apprezzato le divise di Santini Cycling Wear, l’azienda di Lallio leader nel settore dell’abbigliame­nto da ciclismo su strada. Da qui nasce l’idea: contatta l’azienda per valutare la possibile produzione e sponsorizz­azione di divise per la sua nazionale di ciclismo iraniana e si propone come intermedia­rio. «E noi abbiamo detto sì, ci ha attirato l’idea di aiutare gli atleti iraniani dando loro la possibilit­à di vestire come gli altri, penso sia un buon inizio per accendere la scintilla per questo sport», spiega Monica Santini, a.d. dell’omonimo maglificio sportivo che veste già, tra le altre, le nazionali di Australia, Slovacchia e Slovenia (Pogacar, bronzo olimpico). Maglie, pantalonci­ni e body che ricordano i colori italiani — bande orizzontal­i verdi, bianche e rosse — e che da 12 mesi vestono i corridori della nazionale iraniana: «È uno sport nuovo per loro, sono una ventina di atleti tra uomini, donne e junior che forse non vinceranno medaglie ma che, non avendo marchi locali che li seguono o li vestono, possono comunque gareggiare con un completo all’altezza e, grazie alla personaliz­zazione e alla stampa di materiali che ci permette qualsiasi lavorazion­e, con elementi di riconoscib­ilità del loro Paese», chiarisce Santini. Così, Safarzadeh posa felice nel Parco Musashinon­omori fuori Tokyo prima della gara, che ricorderà per tutta la vita. «Ora — conclude Moradi — i ciclisti iraniani sperano di realizzare un altro sogno: far parte di un team italiano».

L’imprenditr­ice Monica Santini: «Non vinceranno medaglie, ma almeno ora hanno divise all’altezza»

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L’esordio Saeid Safarzadeh alla corsa in linea per l’Iran

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