Corriere della Sera (Bergamo)

Unesco e via Fara La lezione di Liverpool

Liverpool depennata, Vienna a rischio: i criteri delle decisioni Dagli equilibri internazio­nali alla partita di via Fara

- di Armando Di Landro

Liverpool già depennata dall’Unesco, Vienna in bilico per decisioni non in linea con i giudizi dell’ente. Quanto rischia il Comune di Bergamo con il parcheggio della Fara (foto)? Meglio porsi la domanda per evitare che il percorso intrapreso dall’Agenzia delle Nazioni Unite — con la futura gestione del parcheggio di via Fara come osservato speciale — non diventi un problema vero. Non molti punti di riferiment­o: non ci sono casi, almeno in Europa, di beni a rischio o depennati dal Patrimonio mondiale dell’umanità che possano calzare con il caso di via Fara.

Quanto un sindaco e un’amministra­zione comunale possono permetters­i di fare scelte e dare il via libera a progetti importanti, senza doversi preoccupar­e del giudizio dell’Unesco, nel caso in cui la città o un suo monumento o bene storico siano patrimonio mondiale dell’umanità? È una domanda che a Bergamo bisogna porsi per evitare che il percorso intrapreso dall’Agenzia delle Nazioni Unite — con la futura gestione del parcheggio di via Fara come osservato speciale — non diventi un problema vero. Una domanda da porsi senza molti punti di riferiment­o: non ci sono casi, almeno in Europa, di beni a rischio o addirittur­a depennati dal Patrimonio mondiale dell’umanità che possano calzare con il caso di via Fara. Per diverse ragioni: le dimensioni, un parcheggio da 400 posti inserito nella «buffer zone», ovvero la zona cuscinetto del bene che è entrato nel Patrimonio, in questo caso le Mura venete, appare piccolo rispetto ad altri siti valutati in chiave critica dall’Unesco negli ultimi anni. L’articolazi­one: le Mura rientrano in un sito transnazio­nale, distinto in più aree, non fanno storia a sé agli occhi dell’Agenzia, e questo è un aspetto che può complicare ancora di più le procedure di valutazion­e.

Si può capire molto, però, sui criteri che vengono valutati. L’Unesco pubblica una lista completa, con tanto di mappa, dei «siti in pericolo» (whc.unesco.org/en/danger/). E gli esempi al momento più vicini sono il porto storico di Liverpool, cancellato settimana scorsa dal Patrimonio, e il centro storico di Vienna, in fase di valutazion­e. Per ogni sito c’è a disposizio­ne una lunga scheda, con un riepilogo completo anche di quanto è stato fatto, negli anni, per la sua valorizzaz­ione, con un continuo rimando alle prescrizio­ni che erano state date al momento dell’iscrizione al World Heritage. Ed emerge qualcosa di molto chiaro: le consideraz­ioni non sono per niente generiche, anzi, sembrano scritte da una commission­e urbanistic­a che si occupa di un vero piano di sviluppo.

Nella lista dei beni a rischio da settimana scorsa è comparsa una riga sopra la città dei Beatles. Un modo per confermare: l’abbiamo cancellata davvero. E il Whc (il comitato del patrimonio mondiale, quello diretto da Mechtild Rössler, che incontrò il sindaco Giorgio Gori due anni fa a Parigi) ricorda: «Al momento dell'iscrizione fu chiesto che l’altezza di ogni nuova costruzion­e non superasse quella delle strutture nelle immediate vicinanze. E il nuovo Pier Head (nuovo molo) non dovrebbe dominare, ma completare gli edifici storici dell’area». E ancora: «L’impatto sull’insediamen­to della proprietà (con property l’Unesco indica l’area del bene nel suo complesso) di un ulteriore nuovo sviluppo su aree portuali obsolete è una consideraz­ione fondamenta­le. È essenziale che gli sviluppi futuri, anche nella zona cuscinetto, rispettino e trasmettan­o il suo eccezional­e valore universale».

Il contrasto, a Liverpool, è nato sul progetto del nuovo stadio dell’Everton, affacciato sull’acqua, e su altri palazzi che la città è pronta a realizzare nel suo continuo lavoro di riqualific­azione dell’area storica. È finita malissimo. E certe consideraz­ioni fanno anche capire bene perché, agli occhi dell’Agenzia, appaia scontato chiedere un piano dettagliat­o e preciso sulla gestione di via Fara: è in un certo senso un’occasione che viene data al Comune per riequilibr­are l’immagine data da quelle fotografie che, al momento, mostrano un cantiere come un grande buco di cemento a una quindicina di metri dalle Mura.

Per di più, l’esempio di Liverpool spiega come la valorizzaz­ione del bene rischi di non essere considerat­a a fronte di progetti che la mettono in pericolo. La stessa Unesco, prima di tirare una riga sulla città inglese, aveva elencato i risultati ottenuti: «I magazzini dell’Albert Dock sono stati abilmente adattati a nuovi usi. Qualche nuovo sviluppo è stato intrapreso dopo l’iscrizione e ha contribuit­o alla coerenza della città, invertendo la frammentaz­ione precedente». Ma non è bastato. E in città è già polemica. Per esempio da parte del consiglier­e comunale Derek Hatton: «Un tizio dell’Unesco arriva a Liverpool trovandola sul navigatore satellitar­e e decide se possiamo avere palazzi di 5 piani, di 6, di 12. Questo non è il fottuto lavoro del World Heritage! Noi eleggiamo un sindaco per questo a Liverpool».

Consideraz­ioni anche sensate, ma così come l’Unesco decide di inserire una città, o un monumento, nel Patrimonio mondiale, stabilisce anche se quel sito può restarci. Non tutto è concesso e questo è un punto fermo. A Vienna le raccomanda­zioni vanno addirittur­a al di là della «buffer zone»: «Occorre proseguire gli sforzi per garantire la coerenza dei nuovi sviluppi con l’eccezional­e valore universale del centro storico di Vienna, in particolar­e dei grattaciel­i al di fuori della zona cuscinetto». Le altezze, i grandi progetti, fanno scattare l’allarme. Nonostante si riconosca, anche nel caso della capitale austriaca, che «le autorità di pianificaz­ione hanno prestato particolar­e attenzione a nuove politiche di conservazi­one sostenibil­i e appropriat­e».

L’evidenza suggerisce al Comune di Bergamo che il percorso avviato non cadrà nel nulla. E che le risposte date all’Unesco entro la fine del 2022 saranno decisive: per conservare il proprio bene simbolo, le Mura, all’interno del Patrimonio mondiale, con tutti i vantaggi che ne conseguono in termini di turismo. Con un’ulteriore variabile che aleggia sopra ogni criterio o altra dinamica progettual­e: la politica internazio­nale. Il 20 luglio il Corriere ha pubblicato un ampio articolo sulla riunione del Whc a Fuzhou, in Cina. Dove la Repubblica Popolare, padrona di casa, avrebbe esercitato pressioni proprio per l’eslcusione di Liverpool e per una valutazion­e in chiave critica della barriera corallina in Australia. Due paesi, Gran Bretagna e Australia, con cui non sono mancate le polemiche, da parte della Cina, sia sulle politiche migratorie, sia sulle origini della pandemia. Ma almeno da queste dinamiche via Fara dovrebbe restare fuori.

Un tizio dell’Unesco arriva a Liverpool con il navigatore, per dire se possiamo avere palazzi di 5, 6 o 12 piani. Ma questo non è il suo lavoro. Abbiamo già un sindaco!

Derek Hatton Consiglier­e comunale Liverpool

Sul sito ufficiale

Le valutazion­i entrano nei dettagli urbanistic­i e, a tratti, sono positive: l’esito mai scontato

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 ??  ?? Dal cielo La fotografia proposta dai NoParkingF­ara, scattata da un drone. Nel tondo, Mechtild Rössler, direttrice del Comitato del Patrimonio mondiale, che ha sede a Parigi
Dal cielo La fotografia proposta dai NoParkingF­ara, scattata da un drone. Nel tondo, Mechtild Rössler, direttrice del Comitato del Patrimonio mondiale, che ha sede a Parigi
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Il progetto Sopra, il rendering del nuovo stadio dell’Everton (a Liverpool). A sinistra, dall’alto, Vienna, Liverpool, la barriera corallina

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