Polizia e carabinieri erano già schierati «Ma non ci sono atti»
«Non c’è stato alcun atto governativo specifico di impiego delle forze militari nelle zone di Nembro e Alzano». Lo scrivono i legali del Ministero dell’Interno rispondendo alla richiesta del Consiglio di Stato, su richiesta dell’agenzia Agi, di spiegare perché non si vogliono rendere pubblici gli atti che portarono alla preparazione di 400 agenti, tra polizia, carabinieri e guardia di finanza, il 5 marzo 2020, in vista di una probabile zona rossa in Val Seriana. L’Agi aveva chiesto di poter consultare tutte le carte, il ministero, al termine dell’iter nei tribunali amministrativi, risponde che non c’è nulla da vedere per quanto riguarda gli atti governativi, dopo la disposizione dei giudici di rendere chiarimenti «documentati». Sembrano in realtà esserci ragioni di riservatezza, nella risposta ministeriale: svelare questi aspetti costringerebbe l’amministrazione «a ostendere l’intero piano d’impiego del contingente militare sul territorio nazionale, non essendoci stato alcun atto governativo specifico di impiego delle forze militari nelle zone di Nembro e Alzano. E ove pure ci fosse stato uno specifico atto governativo — scrive il ministero — non certamente tale atto avrebbe potuto disporre l’impiego operativo dei contingenti militari assegnati, essendo tale impiego rimesso alle complesse procedure delineate per l’adozione del decreto del ministero dell’Interno e del ministero della Difesa». Una risposta che sembra anche dire: non ci sono atti da mostrare perché non vi fu nessun decreto di zona rossa. È la stessa versione che in parte risulta alla Procura, che indaga sul caso e ha acquisito radiomessaggi del Viminale per preallertare le forze da mettere in campo. Forse non sono ritenuti «atti governativi» formali.
Il confronto La risposta del ministero all’Agi. Ma in Procura ci sono i radiomessaggi