Momenti di guerra
Il suggerimento più noto per fotografare la guerra, dopo la celeberrima riflessione di Robert Capa («Se le tue foto non sono abbastanza buone è perché non sei andato abbastanza vicino») è certamente quello di un altro grande reporter, Edward Steichen, che durante il secondo conflitto mondiale era a capo della Naval Aviation Photographic Unit della US Navy e che così stimolava i suoi compagni: «Fotografate qualsiasi cosa succeda. Ma soprattutto concentratevi sugli uomini. Navi e aerei diventeranno obsoleti, ma gli uomini saranno sempre là». Gli archivi storici americani, civili e militari, conservano oggi una straordinaria collezione di immagini che raccontano i principali eventi bellici e che il curatore Alessandro Luigi Perna ha attentamente studiato per il progetto «America in guerra» realizzato in collaborazione con il centro culturale La Casa di Vetro per «History & Photography. La storia raccontata dalla fotografia» che si rivolge al grande pubblico e alle scuole. Dalla sua indagine sono nate due mostre per ricordare, a ottant’anni di distanza (7 dicembre 1941), l’attacco giapponese a Pearl Harbour. Mostre sospese durante la pandemia e riprese oggi con importanti arricchimenti.
La prima , «La guerra totale. Il Secondo conflitto monflessione diale», presenta sessanta stampe fotografiche che ripercorrono la storia della guerra, dall’ascesa al potere di Hitler fino alla discesa in campo degli Stati Uniti e la sconfitta della Germania. Una selezione di testi di approfondimento accompagna le immagini e ricostruisce il clima politico dell’epoca e vuole essere una base di riper aiutare la comprensione degli eventi in funzione didattica.
La seconda mostra, «La guerra del Pacifico. Da Pearl Harbour alla bomba atomica», è in realtà una fotoproiezione di 120 immagini che inizia dall’attacco giapponese alla base americana per raccontare poi le più famose battaglie aeronavali e terrestri fino alle bombe atomiche sul Giappone. Scatti notissimi o poco noti (soprattutto quelli provenienti dagli archivi giapponesi) vengono proiettati in grande formato e mescolano autori entrati nella storia (lo stesso Steichen ma anche Wayne Miller, Charles Fenno Jacobs e Dorothea Lange) e sconosciuti.
Un dato di grande interesse è il mandato «promozionale» degli alti comandi che, oltre alla documentazione degli eventi, chiedevano ai fotografi una visione positiva della vita militare per indurre i giovani americani ad arruolarsi, meglio nella marina che nell’aviazione. Questo spiega l’alto numero di immagini serene e persino gioiose che, seguendo le istruzioni di Steichen, ritraggono la vita degli uomini a bordo delle navi e che si alternano ai combattimenti. Alle scuole sono offerte visite guidate e fotoproiezioni commentate dal curatore, in presenza o in remoto.