Corriere della Sera (Bergamo)

Film antiaborti­sta al Capitol. «Non una di meno» attacca

Le proiezioni esaurite con una settimana di anticipo. Il titolare: «Giusto dare spazio a ogni tipo di idea»

- F.P.

Il film si chiama «Unplanned – La storia vera di Abby Johnson» ed è stato realizzato nel 2019 da una casa di produzione cristiana evangelica e da un teorico del complotto Mike Lindell, noto per la sua lotta per ribaltare la sconfitta elettorale di Trump. La Johnson è una ex direttrice di una clinica in cui si effettuano aborti diventata poi attivista abortista, e nel film si dice che le cliniche «ci guadagnano come i fast food dalle patatine fritte». Tre anni dopo la sua realizzazi­one, dopo avere sollevato critiche in America e avere incassato 21 milioni su un budget di 6, il film arriverà il 24 giugno allo Studio Capitol di Bergamo. La casa di distribuzi­one aveva chiesto una proiezione, ma l’immediato sold out dei posti ha portato le sale a due, poi a tre e infine a un’ulteriore proiezione in tarda serata.

Contro la decisione di dare spazio al film si schiera l’associaizo­ne «Non una di meno», che è dispiaciut­a soprattutt­o per la scelta fatta da una sala come il Capitol che, spiega, «molti di noi consideran­o di formazione, dove si sono incontrate esperienze, messaggi e persone che ci hanno reso ciò che siamo», uno dei posti «che ci ha fatti sentire a pieno titolo cittadini del mondo». Si arriva quindi all’analisi della proiezione di «Unplanned»: «Che ci sia la libertà di programmar­e e proiettare qualunque film non è in discusIl sione, né ci interessa che il film non venga proiettato — dice l’associazio­ne —. Ci interessa invece avere una risposta alla domanda più ovvia: “Perché?”. Perché si ritiene che tutto possa essere proiettato, senza verifica di onestà intellettu­ale o di opportunit­à e correttezz­a, senza disclaimer e contestual­izzazione, purché le sale vengano pagate? Questo film è una forma di disinforma­zione che fa male alle donne e ai loro diritti. Incultura, propaganda e disinforma­zione che non ci saremmo aspettati dal Capitol».

Perplessit­à anche per l’annunciata presenza della distributr­ice nazionale del film Federica Picchi, che farà un intervento prima di ogni proiezione, che per questo avranno orari sfalsati. «Ma potrebbe partecipar­e qualcuno dell’associazio­ne per stimolare il dibattito — nota Michele Nolli, titolare del Capitol —. Noi non mettiamo in discussion­e in nessun modo il diritto all’aborto e io stesso non condivido le posizioni di Picchi, ma vogliamo dare a tutti la possibilit­à di esprimere le proprie idee. Per quello che ne so non è tanto un film sull’aborto ma su tutto quello che ci sta dietro, sulle organizzaz­ioni, lo sfruttamen­to economico e il mercato dei feti. Poi ci sarà anche la chiave di lettura antiaborti­sta e religiosa radicale, ma non c’è solo quello».

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