L’esordio di Paolo Maggioni battezza un nuovo commissario alla milanese Un mistero alla stazione Centrale
«Il mio Ginko indaga sulla morte di un migrante in una città che cambia faccia»
Immersi nell’afa milanese di questi giorni, un titolo come «La calda estate del commissario Casablanca» (SEM) sembra uno scherzo, invece c’è poco da ridere perché il romanzo di Paolo Maggioni, giornalista di Rai News 24, che sarà presentato martedì alla libreria Anarres di via Crespi, è un noir mozzafiato che si apre subito con un cadavere. Quello di un giovane maliano di 27 anni, Issa Diakitè, morto fulminato sul tetto di un treno diretto in Svizzera. Una vicenda drammatica che, pagina dopo pagina, accompagna i lettori dentro un intreccio fatto di violenza, emarginazione ma anche buon cuore e solidarietà. In una storia dall’ambientazione tutta milanesissima, tra Gratosoglio, Stazione Centrale, Piazza Duomo, Porta Venezia.
A indagare su questa morte violenta, il commissario Casablanca (soprannominato Ginko, omaggio dell’autore a Diabolik), un ispettore promosso e subito assegnato alle scartoffie dell’Ufficio Passaporti, insieme a una squadra di collaboratori figlia dell’Italia di oggi e di sempre: Panettone, poliziotto sovrappeso e amante delle trattorie, Zhong, cino-romano che al bar del padre ha preferito la pubblica amministrazione, e Minimo Sindacale, inutile precisare. «Questo libro nasce da una lunga rincorsa iniziata nell’estate del 2016, quando per lavoro seguivo la crisi umanitaria dei migranti, con le frontiere tra Italia ed Europa sigillate e i migranti accampati», spiega Maggioni. «E si basa su fatti veri, trasformati però in un noir perché amo molto questo genere: insieme al mistero, gialli e noir offrono uno sguardo e una chiave di lettura del mondo contemporaneo. Così ho cominciato a scrivere chiedendomi cosa potesse battere nel cuore di questo ragazzo e mescolando fatti di cronaca, i tic della nostra professione, a una storia frutto della mia fantasia. C’è una Milano afosa, c’è il Gratosoglio, dove si vive il dramma della sparizione di un ragazzo, c’è il Centro di accoglienza migranti della Stazione Centrale, ma c’è anche la Milano da girare in motorino in agosto insieme a tanti altri luoghi del mio cuore: San Siro, le belle trattorie con il pergolato e, perché no, i negozi del centro». Con il commissario Casablanca si allunga così la lista dei protagonisti di gialli milanesi contemporanei dopo Alessandro Robecchi, Dario Crapanzano e
Gianni Biondillo, che Maggioni considera maestri e ispiratori, insieme agli «storici» Scerbanenco e a Renato Oliverio. «Milano si presta molto bene a questo genere perché è una città relativamente piccola ma vivacissima e mimetica. Può cambiare faccia nello spazio di pochi isolati, ma non ha le barriere che hanno altre città. Esiste una distinzione tra centro e periferia, però non sono mai mondi impermeabili. Il mimetismo di Milano, poi, ti permette di vedere le stesse persone ogni giorno e, al contempo, di non vedere più l’ex quando un amore finisce».