«Non fu suicidio, ora il Dna sui caschi Chi incontrò Giorgio deve parlare»
Lodi, la morte di Medaglia. Il consulente Carillo: quella sera gli diedero un appuntamento
Il criminologo investigativo Biagio Fabrizio Carillo è consulente per la difesa della famiglia di Giorgio Medaglia, il 34enne rinvenuto senza vita nell’Adda il 3 luglio 2020. Era sparito il precedente 28 giugno uscendo dalla casa di Lodi. Tre mesi fa il gip si è opposto alla richiesta di archiviazione del pm e ha ordinato agli investigatori di rifare le indagini daccapo: del resto, le anomalie sono numerose.
Carillo, perché non possiamo parlare di suicidio?
«L’esperienza clinica insegna che nel suicidio siamo in presenza quasi sempre di una situazione depressiva che investe la persona in tutte le sue componenti fisiche e psichiche. Nelle persone che pensano al suicidio, le idee, i sentimenti e lo slancio vitale sono indeboliti; in loro prevale la paura, l’ansia, un profondo dolore morale che può addirittura portare al delirio. Esistono però anche altre componenti in queste persone e in particolare una netta frattura col mondo esterno».
Mentre nel caso del povero Giorgio...
«Non era ripiegato su se stesso, non era isolato e aveva frequentazioni amicali selezionate oltre a progetti di vita che mal si contemperano con un gesto suicida. Stava organizzando con la mamma una vacanza alle Cinque Terre, in più valutando al rientro di iscriversi a una scuola guida. Frequentava una palestra ed era comunque un amante dello sport... Tutti elementi che fanno dubitare sul fatto che volesse togliersi la vita. Peraltro la sera del 28 giugno uscì dall’abitazione portandosi appresso le chiavi, e non sono state trovate lettere né biglietti che indicassero le motivazioni del possibile suicidio».
Tra gli oggettivi misteri, quello della telefonata.
«Una persona chiamò Giorgio sul cellulare alle 20.41 di quel 28 giugno. Visto che Giorgio uscì di lì a poco, è probabile che la sera della sua scomparsa avesse un appuntamento. Dopodiché, dalla consulenza tecnico medico legale risulta che Giorgio indossava dei pantaloncini ginnici di tessuto sintetico rosso, non suoi e più stretti rispetto alla sua taglia. Giorgio non beveva, era astemio, non brindava neanche a Capodanno. Eppure fu trovato con un tasso alcolometrico che coincide con uno stato di ubriachezza capace di limitare molto la deambulazione e il coordinamento motorio. Un impatto ancora più “marcato” in una persona astemia». Cos’altro?
«Il suo motorino venne rinvenuto in un luogo lontano rispetto a dove poi si sarebbe consumato l’evento. Quindi ci si domanda come Giorgio abbia potuto fare un tragitto di strada così lungo a piedi in quelle condizioni. Bisogna verificare la testimonianza di una persona che vide un giovane ragazzo parcheggiare quello scooter in un posto distante dal fiume, e bisogna chiarire perché Giorgio sia uscito di casa con un telefonino senza scheda lasciando quello che utilizzava regolarmente. Doveva prestare il cellulare a qualcuno?».
Nonostante sia trascorso del tempo, la scienza permette ancora di compiere dei reali accertamenti?
«L’esame autoptico ha stabilito che la causa del decesso non è avvenuta per una patologia pre-esistente, e neanche a seguito di azioni violente. Giorgio è deceduto per una asfissia da annegamento come conseguenza di due ipotesi: il gesto suicida sul quale ci sono dei dubbi come detto, oppure un evento accidentale. Per questo è importante verificare se qualcuno lo abbia fatto bere... Sarebbe utile eseguire accertamenti sui caschi ritrovati, di cui uno non apparteneva a Giorgio, per verificare la presenza di peli, capelli, impronte digitali. Sul capello si possono stabilire le caratteristiche morfologiche e strutturali, l’eventuale presenza del bulbo pilifero, la fase di ciclo vitale che oggi, con l’avvento dell’indagine sul Dna e i miglioramenti delle tecniche, si possono effettuare anche su steli privi di radice. Importante l’analisi dei tabulati per mappare gli spostamenti di Giorgio mettendoli a confronto con le testimonianze. Ci sono elementi che farebbero pensare alla presenza di altre persone...».
Da due anni qualcuno tace, sicuro dell’impunità? Un gruppo si sta proteggendo? Ci sono comportamenti vili e omertosi?
«Giorgio era buono e socievole, sempre pronto a fare del bene. Se qualcuno ha visto qualcosa oppure lo ha incrociato, lo dica. Giorgio amava profondamente la vita».