Corriere della Sera (Bergamo)

Musica a Sant’Ambrogio tra centro e periferia: il docufilm di Michele Rho

- (foto), (via Bergognone 34, ore 19.30, ingr. libero) (G. Gros.) Barbara Gerosa

Il viso di un bambino sulla copertina del libro, così come sono sempre gli occhi dei più piccoli a chiudere i singoli capitoli. Una consegna al futuro con uno scatto che cristalliz­za il presente. Anche di chi non c’è più e di chi ci sarà, come l’immagine doppia della madre con il figlio in grembo e subito dopo del neonato con i genitori.

Il ritratto di Bellano è un volume, una mostra diffusa, un esperiment­o sociale. La fotografia di un paese del ramo lecchese del lago di Como che si racconta attraverso i volti di un oltre un terzo dei suoi 3.500 abitanti. Il progetto nasce dall’intuizione di due amici, Carlo Borlenghi, fotografo di vela di fama internazio­nale, e Andrea Vitali, scrittore tra i più prolifici, centinaia di migliaia di copie vendute con racconti e romanzi che da sempre prendono spunto dal borgo. Dopo mesi di lavoro, ottomila fotografie e 1.500 scatti selezionat­i, l’opera è

Unire il centro alla periferia, almeno per un giorno si può, lo testimonia Sant’Ambrogio con la Prima Diffusa della Scala. All’evento il regista milanese Michele Rho ha dedicato il docufilm «La sera della Prima. Dieci anni di Prima diffusa» oggi in anteprima, presentato dallo stesso autore. Appuntamen­to a Base Milano

per vedere come la città abbia fatto tesoro della musica, proponendo­la nelle dirette. Si ricorda Carla Fracci, compare Patti Smith e commentano, fra gli altri, Lella Costa e Stefano Boeri. nosco tutti, come lui. Ho incontrato vecchi amici, conosciuto i figli e i nipoti. Quando è nata l’idea, durante il periodo del lockdown, non pensavo che sarebbe stata un’esperienza così entusiasma­nte e commovente». Gli scatti in bianco e nero, il pescatore, il barista, il panettiere. Massaie fresche di parrucchie­re, scarpette da ballo, palloni, racchette, cani, gatti e persino una gallina. Perché ognuno ha scelto di farsi immortalar­e con lo strumento di lavoro, il proprio animale, l’oggetto che più rappresent­ava la sua passione. «Qui e ora. Chi si è seduto davanti all’obiettivo, per fermare sé stesso nel 2022, ha voluto dire con i propri occhi che questo mondo esiste, è esistito ed esisterà», scrive Velasco Vitali nella prefazione del volume. Pittore, curatore dell’allestimen­to della mostra diffusa, figlio del grande Giancarlo Vitali a cui è ispirato il progetto. Tanto che in contempora­nea lo Spazio Circolo di Bellano ospiterà la collettiva di giovani artisti «Un segreto per pochi. Riconoscer­si dentro un ritratto» promossa da ArchiViVit­ali e saranno anche esposti i quadri che ritraggono gli amici bellanesi di Giancarlo Vitali. «È un messaggio nella bottiglia da consegnare al futuro. Negli scatti ci sono anche cinque persone scomparse proprio in questi mesi, ora vivranno per sempre», racconta il sindaco di Bellano, Antonio Rusconi, il primo a sostenere il progetto, il primo a farsi fotografar­e. Resta un’ultima curiosità: i testi di Andrea Vitali. «Brevi aforismi, schegge immaginari­e, perché i volti non vanno descritti, ma guardati. Si inizia dalla lettera A. Amo le precedenze, i compliment­i col rossetto, parole in doppia fila, crepuscoli a misura di cartolina e un filo, appena un filo d’olio nel mio piatto».

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