«Sono un conservatore punk»
Al Lirico il pianista Chilly Gonzales: spazia dalla classica al rock alternativo
Sul palco si presenta in vestaglia e pantofole, adora provocare, incitare e sfidare il pubblico, scandagliare canzoni pop di successo per svelarne i segreti compositivi, capita persino che si butti tra la folla a mo’ di rockstar. Atteso stasera al Teatro Lirico Giorgio Gaber per l’unica data italiana del suo tour, Chilly Gonzales è un pianista sui generis: personaggio poliedrico e difficile da inquadrare, il 50enne di Montréal è un istrione che ha spinto al massimo il lato performativo della sua carriera, convinto che musica e intrattenimento siano un tutt’uno indipendentemente dal genere che si propone.
Lui, del resto, di generi ne ha esplorati diversi: introdotto allo studio della classica dal nonno di origini ungheresi, Gonzo alias Jason Beck ha esordito a fine anni 90 con una band alternative rock, per poi pubblicare 4 dischi tra rap ed electro mentre bazzicava con teatralità surreale l’eccentrica scena underground berlinese, e infine cambiare rotta e conquistare ampie platee con la trilogia di album strumentali «Solo Piano», in cui echi di Satie, Bach, Chopin si uniscono a sfumature jazz. «La ribellione è parte di me, anche con gli insegnanti di musica finivo sempre nei guai perché volevo fare le cose a modo mio», dice.
«Sono al contempo un conservatore legato a classica, jazz e teoria compositiva, e un animo punk rock che si diverte a rompere le regole. In questo mi sono ispirato al comico Andy Kaufman, mix di energia fanciullesca ed estetica da arte avanguardista. Da fan di David Bowie sono per l’arte che supera la dimensione quotidiana e si fa sogno, mito». Il documentario biografico «Shut Up and Play the Piano» di Philipp Jedicke spiega bene tale dualità, la stessa che ha portato Gonzales a sparigliare le carte collaborando con i Daft Punk per l’album «Random Access Memories», oltre che con Peaches, Feist, Drake, Jarvis Cocker dei Pulp.
Ma anche a esplorare la musica da camera con il Kaiser Quartett ed entrare nel Guinness dei primati per la performance solista più lunga della storia: più di 27 ore al pianoforte, non stop. «A Milano avrò con me Taylor Savvy al contrabbasso, Stella Le Page al violoncello e Yannick Hiwat al violino, suoneremo anche brani inediti. In pandemia ho scritto molto e non ho mai pensato che sarebbe un dramma se non si potesse più fare concerti, è il capitalismo che detta legge: gli sviluppi tecnologici renderanno inutili molti mestieri e può essere che quello del performer sia tra questi, non possiamo fingere che la musica non sia un business».