Il costruttore illuminato
Antonio Bassanini ha edificato decine di palazzi, fabbriche e chiese
La mostra che inaugura oggi all’Adi Design Museum «Antonio Bassanini. Costruttore del Novecento» è una «passeggiata» tra tante delle architetture milanesi del secolo scorso che danno forma alla nostra città. Dall’ex Ansaldo al palazzo Edison in Foro Buonaparte, da Palazzo Ghidoli affacciato su Piazza Fontana alla chiesa di Santa Maria Nascente al QT8. Ma l’elenco è lungo, come dimostra il regesto delle opere: 312 edifici di cui la maggior parte a Milano.
Cosa hanno in comune queste architetture? Un nome, quello di Antonio Bassanini appunto, illuminato costruttore edile (1899-1997) che ha attraversato la storia del Novecento. «Questa mostra è un’occasione particolarmente importante per il museo e l’associazione — spiega Luciano Galimberti, presidente di Adi –. Mi sono chiesto spesso perché le aziende che fanno design siano così riconosciute e sovrapposte ai progettisti del prodotto mentre la stessa cosa non avvenga per i costruttori edili e gli architetti. Nessuno sa chi abbia costruito le grandi opere del nostro Paese, eppure spesso ci sono dietro imprese straordinarie che hanno permesso di rendere realtà quei progetti nati sulla carta». Un secolo di vita, quella di Bassanini, e 50 anni di costruzioni dai primi anni Venti ai Settanta. L’allestimento, curato da ColomboGarbuglio, vuole richiamare il dispiegarsi delle pagine di un libro. La mostra è organizzata in nove sezioni che indagano le diverse tipologie edilizie: 100 palazzi residenziali e per uffici, 86 strutture industriali per aziende come Montecatini, Pirelli, Innocenti, Zanoletti, CGE-Ansaldo, Carlo Erba.
Una settantina di opere pubbliche tra autostrade, ponti, ospedali, scuole, acquedotti, ferrovie, aeroporti, e infine 50 edifici religiosi sia costruiti ex novo sia prestigiose ristrutturazioni come il consolidamento del campanile di Sant’Ambrogio. Bassanini ha lavorato con grandi architetti come Piero Portaluppi, Luigi Mattioni, Gio Ponti.
A sinistra, il palazzo in corso Europa progettato da Luigi Caccia Dominioni. A destra, un palazzo in via dell’Arcivescovado (oggi via Carlo Maria Martini). Sotto, la chiesa di Santa Maria Nascente al QT8
Come mai allora è così poco conosciuto? «Perché non ha fatto scandali, insomma non è finito sui giornali — scherza Giovanna Franco Repellini che ha curato la mostra insieme a Chiara Bassanini e Andrea Strambio De Castillia —. È stato un costruttore e rigoroso, attento all’intera filiera, impegnato anche nel sociale. Insomma un uomo per il quale lavorare bene equivaleva a rendere un servizio alla società». Orfano di padre a soli 4 anni, mentre studiava da perito edile si fece notare dal preside che lo mandò, a soli 16 anni. al Politecnico a seguire un corso di Arturo Danusso, luminare del calcestruzzo, diventato poi amico per la vita. Bassanini finì addirittura, per due giorni, al confino a Ventotene come svela la figlia Chiara: «Per la costruzione del Palazzo Congressi a Roma durante l’Esposizione Universale del 1942 voleva usare tondini di ferro di un certo calibro contro il parere del duce che li voleva destinare alla costruzione di fucili. Mussolini però cambiò idea e, richiamato a Roma mio padre, gli lasciò mano libera».