«Matteotti ha difeso lo Stato libero senza cedere ai ricatti»
Treviglio dedica la giornata al socialista assassinato dai fascisti. Imeri: sacrificò la sua vita e gli affetti familiari
Il 25 Aprile di Treviglio è stato all’insegna del ricordo di Giacomo Matteotti. La figura del leader socialista assassinato dagli arditi del fascio di Milano nel 1924 è stata al centro del discorso del sindaco Juri Imeri, al termine del tradizionale corteo.
Il 9 aprile, Treviglio aveva già tributato un ricordo a Matteotti ospitando il «documentario teatrale» scritto e interpretato dall’attore Maurizio Donadoni, come ha ricordato lo stesso Imeri nel suo intervento. Partendo da qui, il sindaco ha voluto rievocare la figura simbolica di «un uomo, giornalista e politico, che ha segnato con la sua testimonianza la vita del nostro Paese». Un valore simbolico che Imeri chiarisce dopo aver ripercorso la presa di posizione contro il nascente regime fascista, la vicenda dell’assassinio e il dramma vissuto dalla moglie Velia.
«Matteotti — entra nel merito il sindaco — ha messo in gioco la propria vita e l’immenso affetto per la moglie e per la propria famiglia per amore della giustizia e per rivendicare uno Stato libero e democratico. Lo ha fatto senza cedere a ricatti o minacce. O a quella che sarebbe stata la comprensibile paura di mori«In re e di perdere tutto. E questa storia, che interseca l’amore per la “cosa pubblica” a quello per gli affetti più intimi e privati, suscita ammirazione e, soprattutto, richiama alle responsabilità». Un esempio che poi Imeri ha ricollegato all’attualità della guerra in Ucraina e del conflitto a Gaza, pur senza nominarli direttamente. questo mondo — dice — pervaso dalle notizie sulle guerre anche a noi vicine, in cui a volte non è facile nemmeno capire la complessità di quello che accade, si rischia di doversi in qualche modo trovare a dover prendere posizione, da una parte o dall’altra, alimentando tensione anche dove la democrazia esiste davvero e la violenza non può e non deve essere ammessa. L’unica posizione che dobbiamo prendere è quella per la pace, auspicando passi indietro, dialogo, diplomazia e riconoscimento dei diritti».
Ucraina e Gaza «Si rischia di prendere posizione anche dove la violenza non deve essere ammessa»