Romualdo Locatelli, le avventure nel Pacifico e i quadri da un milione
Hong Kong, per i dipinti del periodo asiatico quotazioni alle stelle
Tra centinaia di autori e migliaia di opere, la Biennale di Venezia inaugurata il 17 aprile scorso restituisce il nome e la storia straordinaria di due artisti bergamaschi: lo scultore Edoardo Daniele Villa (19152011) e il pittore Romualdo Locatelli (1905-1943). Le loro opere sono alle Corderie dell’Arsenale, a pochi metri l’una dall’altra.
Il curatore argentino Adriano Pedrosa le ha volute nella sezione Italiani Ovunque, esposizione dedicata a quella legione straniera armata di pennelli, colori e scalpelli che dall’inizio del XX secolo, in netto anticipo sulla globalizzazione, lasciò la Penisola e per inseguire l’esempio di Gauguin: andare in giro per il mondo alla ricerca di realtà nuove e stimolanti, vivendo e lavorando in paesi lontani, a contatto con popoli non contaminati dalla civiltà occidentale, fuori dal circuito di gallerie, case d’asta e musei.
Villa, presente in Biennale con un’imponente maternità in bronzo, si stabilì in Sudafrica, dov’era arrivato nel 1941 come prigioniero di guerra. Si appropriò dei valori formali dell’arte tribale, elaborò un linguaggio plastico neo-cubista e diventò una figura di riferimento della rinascita culturale e artistica del Paese. Alla Biennale guidò cinque volte una delegazione di artisti sudafricani e il suo paese adottivo gli ha dedicato un museo nell’Università di Pretoria.
Discendente di una dinasty bergamasca di pittori, anche Romualdo Locatelli, che negli ultimi vent’anni è diventato uno degli autori del nostro ‘900 più ricercati all’estero, con quotazioni vicine al milione di euro, non arriva in Biennale per la prima volta. Nel 1938, all’età di 33 anni viveva a Roma ed era già all’apice del successo. Il futuro re d’Italia Umberto II, gli aveva commissionato il ritratto dei figli Vittorio Emanuele e Maria Pia, due dipinti che prima di essere appesi in casa Savoia erano finiti dritti all’esposizione veneziana. Quest’anno per la mostra alle Corderie dell’Arsenale Pedrosa ha voluto il quadro di una danzatrice balinese, uno dei soggetti che Romualdo (per non confonderlo con altri otto Locatelli pittori) ha realizzato a partire dal 1939, quando voltò le spalle ai soldi, alla fama e alla miglior committenza d’Italia, e seguito dalla moglie Erminia fece rotta verso Oriente. Fece tappa in Indonesia, scese a Jakarta, poi a Bali dove scoprì la bellezza delle danze tradizionali e riuscì a fissare le movenze sinuose delle giovani donne, impegnate nel Legong e in altri balli con una tecnica quasi fotografica. Il dipinto esposto in Biennale, in prestito dal museo Pasifika di Bali, è considerato uno dei capolavori del periodo asiatico. Un lotto ristretto di quadri ricercatissimi dai collezionisti cinesi che si sono dati battaglia nelle aste di Hong Kong spingendo le quotazioni alle stelle. Il pittore è sempre lo stesso e la qualità pittorica non cambia. Ma se una pastorella delle valli bergamasche o della Sardegna viene venduta in asta per poche migliaia di euro, il ritratto di una ragazza orientale può totalizzare sul mercato cinese milioni di dollari di Hong Kong. Il cambio è a 0,12 euro, ma vuol dire che la ragazza con Ibiscus aggiudicata da Christie’s nel 2010 per oltre 6 milioni di dollari HK è costata 720 mila euro e Tigah, la divinità indonesiana, venduta nel 2016 dalla stessa casa d’aste per 4 milioni e 240 mila dollari HK, ha superato quota 500 mila euro.
I record sono stati stabiliti sempre a Hong Kong da Sotheby’s per la Danzatrice di Gambuh venduta per 800 mila euro nel 2010 e per la ragazza balinese che nel 2016 da Bonhams ha sfiorato i 900 mila (https:// www.bonhams.com/auction/22890/lot/5/romualdolocatelli-1905-1943-balinesegirl/ ). Tanti soldi, ma secondo indiscrezioni circolate sul mercato dell’arte ne sarebbero circolati molti di più, ben oltre il milione di euro, nelle trattative private avvenute tra collezionisti, con l’intermediazione dei grandi mercanti di Singapore e Hong Kong. Del resto le opere rimaste in circolazione sono pochissi
A sinistra, la ragazza balinese dipinta da Romualdo Locatelli, esposta alla Biennale, in prestito dal museo Pasifika di Bali. A destra, la maternità in bronzo di Edoardo Daniele Villa me. Del resto l’avventura orientale di Romualdo durò poco e si chiuse in modo improvviso e misterioso dopo pochi anni.
Allo scoppio della II Guerra Mondiale il pittore lasciò Bali e si spostò alle Filippine. Diventò il caposcuola di una corrente pittorica orientale, fu protagonista della vita artistica dell’arcipelago e nel 1941 espose in una galleria di New York. Il 24 febbraio del 1943, durante l’occupazione giapponese, Romualdo si mise il fucile in spalla, salutò la moglie,
L’antiquario «In città qualcuno potrebbe avere un tesoro alle pareti di casa senza saperlo»
ed uscì a caccia sulle alture di Rizal, a est della capitale Manila. Non fece mai più ritorno. Sulla sua fine furono fatte ipotesi a non finire, ma nessuna mai trovò mai riscontro che la potesse confermare. Rimangono i suoi quadri. Un antiquario del centro di Bergamo commenta: «La maggior parte sono in città e alle pareti di qualche abitazione, all’insaputa dei proprietari, potrebbe essere appeso un tesoro».