Memorie di Olmi: Albero degli zoccoli tra cimeli e racconti
Museo del falegname, gli attori alla mostra
Per il grande pubblico è la «vedova Runk», la protagonista dell’Albero degli zoccoli di Ermanno Olmi. Tuttavia Maria Teresa Brescianini, incontrando per la prima volta il regista ai casting, non voleva accettare la parte del film, vincitore nel 1978 della Palma d’Oro al Festival di Cannes. «Voleva parlarmi, gli dissi “non ho tempo da perdere” — racconta, ospite del Museo del Falegname Tino Sana per l’inaugurazione della mostra dedicata al film —. Dovevo tornare a casa dai miei figli; non potevo lasciarli da soli fino alle 19, quando mio marito tornava dal lavoro da Milano». A farle cambiare idea, una settimana dopo, furono i modi gentili di Olmi. E pure il motivo per cui diresse L’albero degli Zoccoli: «Mi rispose “voglio che i giovani vedano la fatica che abbiamo fatto per arrivare fin qui. Adesso sta diventando tutto facile, ma bisogna tornare alle radici”». Da allora sono trascorsi 46 anni, ma «ho solo bei ricordi», chiosa. Gli stessi che emergono dai racconti degli altri interpreti.
Brunella Migliaccio è Olga, della famiglia Finard: «Avevo 12 anni, le scene più macabre le hanno lasciate a me», scherza, ricordando quelle della macellazione del maiale e dell’uccisione dell’oca. II suo personaggio è stato citato nella tesi di laurea di uno studente padovano: «Mi ha detto che il film avrebbe dovuto partecipare agli Oscar ma la Rai non ci aveva creduto». Migliaccio è certa: «Avremmo vinto». Maria Grazia Caroli nel 1978 aveva 6 anni; nel film è Bettina, nome non scelto a caso: «È il diminutivo di Elisabetta, la nonna di Olmi», spiega Maurizio Plebani, dell’associazione Pianura da Scoprire, tra le realtà che hanno promosso la mostra con il Centro Studi Martinengo e la Pro Loco di Almenno. «Nel film Olmi fa una distorsione temporale — prosegue —, inserisce contemporaneamente sua nonna adulta e da bambina». Caroli ha solo belle parole per Olmi: «È sempre stato dolcissimo con noi bambini, è stato tutto un gioco. In una scena in cui ero stanca, mi prese in braccio e diede una pausa di 5 minuti». Altri due bambini protagonisti sono Tunì, interpretato da Antonio Ferrari, e Mènec, Omar Brignoli: «Olmi sapeva metterti a tuo agio».
Luoghi, aneddoti e retroscena (come i manifesti per il film all’estero, o il Nastro d’Argento della costumista Francesca Zucchelli) sono condensati nei pannelli fotografici e nel modello in scala della cascina di Palosco in cui vivono le quattro famiglie del film. «Questa mostra racchiude l’arte, la cultura e la storia del nostro territorio e di un grande regista, legati in modo profondo al museo», afferma Aurora Sana, responsabile del Museo. Mentre Plebani rilancia la volontà di creare «un museo permanente dedicato all’Albero degli zoccoli». Un invito raccolto da Pasquale Busetti, presidente del Centro Studi: «Nella ex filanda il nostro auspicio è di realizzare un museo in ricordo di Olmi». Per mantenere vivi i valori del mondo rurale: «Oggi non è quasi più possibile assaporare queste atmosfere», chiosa Alessandro Frigeni, sindaco di Almenno San Bartolomeo.
La mostra «Nel segno dell’Albero degli zoccoli. Luoghi, retroscena e aneddoti del capolavoro di Ermanno Olmi» e gli appuntamenti correlati continueranno fino al 7 giugno. Info allo 035.554411.