Il museo presenta due esposizioni e una rassegna per immagini Un tris d’arte a Gallarate
Dalle mostre su Tavernari e Coltro ai video sulla raccolta permanente
Pochi giorni fa il «Corriere» ha parlato dell’inaugurazione di una nuova collezione museale, Villa Vertua a Nova Milanese, frutto del patrimonio artistico derivato da concorsi d’arte. Un’identità che appartiene anche al MaGa di Gallarate, aperto nel 1966 grazie alle opere acquisite tramite il Premio Gallarate, prima edizione nel 1946. Storia del museo e storia del premio si intrecciano sempre, ma una data chiave è il 2010, quando una sede costruita ad hoc ha permesso di consolidare l’istituzione e dare spazio a molte iniziative d’arte contemporanea: soprattutto da allora al percorso stabile si uniscono mostre temporanee e varie proposte culturali.
Come accade oggi, con l’apertura al pubblico di tre rassegne parallele. La prima, «Alfabeto del contemporaneo», rappresenta un riallestimento attualizzato della raccolta permanente, a cura di Emma Zanella e Alessandro Castiglioni. Ai maestri storici, tra cui Atanasio Soldati, Emilio Isgrò o Irma Blank, si accostano i lavori di otto autori odierni (Bartolini, Di Bello, Mocellin & Pellegrini, Migliora, Arena, Ciacciofera, Pietrojusti, Dynys), illustrati da altrettanti video documentari realizzati con Sky Arte Il percorso si articola dunque in otto sezioni legate anche a vocaboli chiave dell’espressione visuale: soglia, città, geografia, economia, dedalo, parola, archeologia, luce.
La seconda tappa di visita illustra un’importante acquisizione recente del museo: grazie al bando Pac 2023 del Ministero della cultura sono arrivati a Gallarate l’archivio, la biblioteca personale e alcune importanti opere dello scultore Vittorio Tavernari (Milano 1919 – Varese 1987), definito all’epoca dal critico Francesco Arcangeli «l’ultimo naturalista».
Formatosi a Milano alla scuola di Francesco Wildt, figlio di Adolfo, sodale di Cassinari, Birolli, Treccani, Guttuso, Milani, Morlotti e molti altri, Tavernari ha alternato momenti formali e informali, punto fermo i temi religiosi e la figura umana trasfigurata
A sinistra, Vittorio Tavernari nel suo studio. A destra un lavoro di Marzia Migliora, per il ciclo di video «Alfabeto del contemporaneo», realizzato con Sky Arte. Sotto, un’opera di Davide Maria Coltro in modi ancestrali e primitivi. L’itinerario, intitolato con le parole dell’autore «Vorrei scoprire l’universo», medesimi curatori, presenta epistolari con colleghi e intellettuali, fotografie, documenti, libri e opere inedite che l’autore aveva sempre tenuto con sé. Il tutto messo in relazione a date particolari e lavori importanti nel lungo percorso creativo dell’artista, come la partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1963 con una sala dedicata.
Terzo step la personale «Astrazione mediale», ultima produzione di Davide Maria Coltro (Verona 1967), pioniere a livello internazionale della sperimentazione visiva tecnologica e dell’arte digitale. Curata da Alessandro Castiglioni, con la collaborazione di Elena Pontiggia, la mostra espone nuove installazioni pensate appositamente per lo spazio del MaGa: pezzi molto suggestivi, caratterizzati da flussi di colori e forme astratti in continuo mutamento, modificabili dall’autore agendo da remoto. Le stesse immagini, che tendono a trasmettere senso di raccoglimento, meditazione e dimensione contemplativa, saranno trasmesse anche su totem digitali distribuiti nel tessuto urbano.