Un anno di prosa con una recita in più
Da sette a otto repliche a spettacolo nella prossima stagione al Donizetti. Aprono Branciaroli e Orsini
L’attenzione è rivolta a Nadia Ghisalberti. Nell’assessora alla Cultura, prossima ai saluti di fine mandato, si cerca un cedimento di voce o di gesto. Professionista navigata, Ghisalberti resiste alla commozione. Anche se poco ci manca. L’uscita pubblica per la presentazione della Stagione dei Teatri 2024-2025 della Fondazione Teatro Donizetti, le sta molto a cuore. «È una realtà che, sotto la nostra amministrazione, da privata è diventata a maggioranza pubblica. Grazie all’ottima gestione della Fondazione, in questi dieci anni fare l’assessore è stato facile. Mi spiace lasciare, ma non potrei essere più felice». La felicità è contagiosa. «Abbiamo dovuto aumentare le repliche. Per ciascuno spettacolo da sette diventeranno otto (dal sabato alla domenica della settimana successiva, e lunedì pausa, ndr)» dice il presidente Giorgio Berta.
I numeri certificano le emozioni. Nella stagione appena conclusa, oltre 52.600 sono stati gli spettatori per la Prosa e più di 5 mila per Altri Percorsi. «I complimenti soriguardo no per tutti — puntualizza il direttore generale Massimo Boffelli —. Nel nostro teatro regnano equilibrio e armonia». Aggiunge la direttrice artistica Maria Grazia Panigada: «Il Donizetti è una comunità che cresce, accogliente ed inclusiva. Anche per i giovani». Fra tutti, è lei la più elogiata. Ancora di più, dopo avere svelato il nuovo (e magnifico) ventaglio di titoli.
La prima della prossima stagione di prosa coincide con quella della Scala di Milano. Si comincia il 7 dicembre (al Donizetti) con due glorie sempreverdi: Franco Branciaroli e Umberto Orsini. Sono loro «I ragazzi irresistibili», interpreti della commedia di Neil Simon nella versione di Massimo Popolizio. Dopo 14 titoli, la sezione Prosa chiuderà tra un anno esatto (10-18 maggio 2025) con il genio teatral-circense di Daniele Finzi Pasca: «Titizè. A Venetian Dream».
I classici non mancano. C’è «L’avaro» di Molière secondo Ugo Dighero; Eduardo con «L’arte della commedia», diretto e interpretato da Fausto Russo Alesi. Curioso manchi Shakespeare, comunque evocato nello spettacolo che apre Altri Percorsi: «Re Lear è morto a Mosca» di César Brie e Leonardo Ceccanti, con un cast di ventenni. «Anfitrione» di Teatro Kismet attinge a Plauto. «La coscienza di Zeno» trasferisce Svevo dalle pagine del romanzo alla carne del palcoscenico, grazie ad Alessandro Haber. Silvio Orlando torna a Bergamo con «Ciarlatani», sul mestiere dell’attore.
Quello che ancora appassiona molti giovani. È il caso del cast di «The Trials. Processi», dove un gruppo di ragazzi è chiamato a giudicare gli adulti per i loro fallimenti il clima. Sotto il marchio del Piccolo, che coproduce, arriva «Edificio 3» di Claudio Tolcachir.
Con l’aumento delle repliche scompare la sezione Storia, teatro e società. Ma, nel concetto, si ricicla in altri contenitori. È il caso di «Nell’occhio del labirinto. Apologia di Enzo Tortora» di Simone Tudda. Una vicenda kafkiana viene imbastita dalla compagnia Menoventi. «Odradek» esaudisce i desideri degli acquirenti leggendogli nel pensiero. Quello di Teatro della ribalta («Lo specchio della regina»)
Cambia il cartellone Scompare la sezione Storia, teatro e società ma il suo spirito rimane in quattro produzioni
e di Pippo Delbono («Amore») è teatro della commozione. Tutto torna, su e giù dal palcoscenico. Del teatro come della politica.