Lutto nel basket, Eugenio non ce l’ha fatta
Il decesso poco prima delle 20. Il 17enne era stato male lunedì sul parquet del Mazzano
Si sperava in un miracolo, ma non c’è stato. Poco prima delle 20 di ieri sera i medici del Civile hanno dichiarato morto Eugenio Rossetti, il ragazzo di 17 anni di Trieste, colpito da un malore lunedì sera mentre giocava a Mazzano contro la New Best Basket. Era in campo da pochi minuti quando il ragazzo, un metro e 96 per 90 chili, ha chiesto il cambio. In panchina si è accasciato. Da lì è iniziata la sua partita più difficile. Ma il miracolo atteso non c’è stato.
Eugenio Rosetti, a dispetto dei suoi quasi 17 anni, era un ragazzone di un metro e 96 di altezza per 90 chili di peso. Era un guerriero, abituato a combattere sul parquet, con la maglia del BaskeTrieste, infilando nel cesto la palla a spicchi. Ma non pensava di trovarsi a giocare la partita più dura in un letto della Rianimazione cardiologica dell’ospedale Civile. Ieri sera è uscito sconfitto dal campo della vita, cedendo a un destino crudele, dopo il malore che lo ha fatto accasciare lunedì, durante il match sul campo di Mazzano. Dopo il ricovero, il suo cuore pulsava grazie ad un macchinario che teneva in vita anche le speranze di rivederlo tirare a canestro. I medici, però, non erano apparsi ottimisti. Accanto a Eugenio c’erano i genitori, sostenuti dal team del BaskeTrieste, ma anche dai dirigenti della New Best Mazzano, la squadra che ospitava l’incontro valido per il campionato nazionale Under 20.
«Era una bella serata – dice Mirko Bresciani, presidente di Mazzano – il palazzetto era pieno di ragazzini delle giovanili che erano venuti a vedere la partita. E adesso siamo qui affranti», aggiunge parlando a fatica per la disperazione.
La partita era arrivata a metà del secondo quarto. Eugenio era entrato in campo da soli tre minuti. Improvvisa arriva quella fitta in pieno petto. Il 17enne guarda il coach e gli chiede il cambio.
Chiede una bustina di zucchero, si siede in panchina e, nel giro di pochi secondi, cade a terra. «Abbiamo capito subito che la situazione era grave. In meno di cinque minuti sono arrivati gli operatori del 118 – la sede del Cosp di Mazzano dista non più di cento metri dal palazzetto. Sono stati talmente veloci che non abbiamo nemmeno fatto in tempo a utilizzare il nostro defibrillatore». Gli spalti si ammutoliscono. Iniziano lunghi minuti per stabilizzare le condizioni di Eugenio che però non dà segni di ripresa. Infermieri e medico cercano di rianimarlo, defibrillando per oltre un’ora. Ci vogliono sette persone per sistemare il ragazzone sulla barella e poi sull’ambulanza. La corsa a sirene spiegate verso l’ospedale lascia intuire la serietà delle condizioni del 17enne che immediatamente viene trasferito in rianimazione cardiologica. Eugenio, ala, era approdato al BaskeTrieste la scorsa estate, lasciando l’Asd Starenergy, in cui aveva militato per diverso tempo, allenandosi e impegnandosi, immaginando il suo futuro da cestista ad alto livello. E la chiamata di Trieste era stata un po’ il salto di qualità, avendo la possibilità di giocare un campionato nazionale.
Per Eugenio si ipotizza un’aritmia mai diagnosticata. «Una di quelle cose che nemmeno i controlli più accurati, a volte, possono rivelare. Un po’ come è successo al calciatore Morosini», dice ancora Bresciani che sperava tutto si risolvesse al meglio come per Alessandro Pagani, giocatore del Basket Casalpusterlengo, salvato dopo un arresto cardiaco che lo aveva colpito in campo a Manerbio a settembre dello scorso anno. Alla disperazione di familiari, amici e compagni di squadra si unisce la Federazione basket, con il presidente Giovanni Petrucci che abbraccia i genitori del ragazzo «a nome di tutto il basket italiano». Per Eugenio serviva un miracolo. Ma l’epilogo di quanto successo a Mazzano ha il sapore di un tiro da tre punti che centra il canestro a sirena già suonata.