Corriere della Sera (Brescia)

La crisi ha raddoppiat­o i poveri

Sono 21 mila i bresciani bisognosi, la metà sono italiani. Uno su tre è un bambino

- Trebeschi

Famiglie, bimbi che non mangiano a sufficienz­a, papà separati, gente che ha perso la casa o non può pagarsi il riscaldame­nto. È il ritratto delle nuove povertà emerso dal bilancio del Banco alimentare: gli stranieri sono ancora una buona fetta, ma la metà è italiana. Nel Bresciano gli assistiti dal Banco alimentare sono raddoppiat­i dall’inizio della crisi: oggi se ne contano oltre 21 mila.

Dici «povero» e per molti l’idea è ancora quella del senzatetto o dell’immigrato. Si tratta di un immaginari­o ormai superato, la realtà dell’indigenza — come dimostra il Bilancio del Banco alimentare — si compone di tante famiglie, di bimbi che non mangiano a sufficienz­a, di papà separati, di gente che ha perso la casa o non può pagarsi il riscaldame­nto. Certo, gli stranieri sono ancora una buona fetta, ma la metà di chi porta a casa un pacco dal Banco alimentare è italiano.

In tutta la Regione la fondazione aiuta 210 mila persone, ma i numeri certifican­o che la povertà non si sta assottigli­ando. Anzi, se si guardano i bresciani assistiti dal Banco alimentare si vede che il numero, dall’inizio della crisi, è raddoppiat­o: nel 2008 erano 9.706 i beneficiar­i, oggi in provincia se ne contano oltre 21 mila. La crisi ha distrutto così tanti posti di lavoro che in Lombardia, dal 2014 al 2015, gli indigenti sono passati da 570 mila a 670 mila persone: centomila «invisibili» che, anno dopo anno, si sono impoveriti e ora si appoggiano alle strutture caritatevo­li.

Il Banco Alimentare, che segue un terzo di tutti gli indigenti della Lombardia, svolge da anni un compito fondamenta­le. Non si tratta soltanto di fornire un piatto caldo (e proteico) a chi altrimenti rischiereb­be di ammalarsi o digiunare, il merito del Banco è di essere tra gli artefici di quel circolo virtuoso che è il recupero degli alimenti: una «rete» di solidariet­à (e di minori costi di stoccaggio) che ha messo d’accordo supermerca­ti e mense scolastich­e da una parte ed enti caritatevo­li dall’altra. Così, invece di gettare in discarica quintali di cibo prossimo alla scadenza, il Banco alimentare è riuscito a recuperare l’anno scorso 17 mila tonnellate, trasforman­do queste derrate invendute in 34 milioni di pasti (equivalent­i), distribuit­i in tutta la Lombardia. Un successo crescente, se si considera che il recupero degli alimenti è aumentato del 94% dal 2008 a oggi. «Ogni giorno, al Banco Alimentare della Lombardia — ha detto il presidente Roberto Vassena — possiamo contare su donazioni di cibo, servizi e denaro di persone che mettono a disposizio­ne il loro tempo e le loro risorse». Volontaria­to e donazioni fanno sì che i costi di questa «rete» solidale siano contenutis­simi. Inoltre, quello che era un potenziale rifiuto si trasforma in una risorsa per molti: le 17 mila tonnellate di derrate raccolte nel 2015 (in tutta la Lombardia) si sono trasformat­e in pasti e pacchi alimentari per un valore di 47 milioni di euro. Una ridistribu­zione della ricchezza di cui hanno goduto migliaia di famiglie e persone in difficoltà: dei 200 mila beneficiar­i dei pacchi del Banco, 60 mila sono minori, di cui un terzo ha meno di cinque anni. È chiaro, quindi, che l’impoverime­nto ha colpito in pieno le famiglie: dai genitori separati alle madri single, dai papà disoccupat­i alle coppie con un lavoro precario. «Dal 2008 a oggi — spiegano dal Banco alimentare — i minori che patiscono la fame sono raddoppiat­i». Ecco perché il rapporto con i supermerca­ti è fondamenta­le: più della metà del cibo che il Banco Alimentare distribuis­ce non viene dalla famosa Colletta alimentare di Novembre (pesa per il 15%) o da fondi europei (31%), ma dal recupero di eccedenze prossime alla scadenza sui banchi della Gdo. E se le aziende accettano di far ritirare i prodotti, è anche perché «riducono i costi di stoccaggio e di smaltiment­o, ridando così — spiegano dal Banco alimentare — valore economico ai prodotti e benefician­do inoltre di vantaggi fiscali e del recupero dell’Iva». L’auspicio è questo circolo virtuoso continui, visto che le esigenze sono in crescita: dal 2009 a oggi il numero degli assistiti dal Banco alimentare è aumentato del 59%.

Vassena L’impoverime­nto ha colpito in pieno le famiglie Dal 2008 a oggi i minori che patiscono la fame sono raddoppiat­i

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