Corriere della Sera (Brescia)

Il grande passo di Ubi Da oggi si cambia: arriva la banca unica

All’orizzonte nuove acquisizio­ni e aumento di capitale

- Tiraboschi

L’assemblea dei soci Ubi Banca è convocata alle 14.30. La parte del leone, la faranno i fondi che, con una maggioranz­a azionaria e tre rappresent­anti in seno al Cds, voteranno «sì».

Nuova nei modi e scontata nel risultato, ma già superata dai tempi e dagli eventi. Questa è la cornice dell’assemblea dei soci-azionisti di Ubi Banca convocata per oggi a Brescia alle 14,30. Non più di sabato, non più spazi fieristici. Pomeriggio di venerdì, giorno lavorativo, sede ristretta e un unico punto all’ordine del giorno in votazione - l’ok alla banca unica — danno l’idea, già in premessa, di una pratica che potrà essere sbrigata in poco tempo. Nessuna equazione «festa uguale assemblea»: dalla scelta della location, la sede della banca di via Cefalonia, si ipotizza, infatti, un numero massimo di 600 partecipan­ti. Ubi ha comunicato il numero dei biglietti staccati che sono 300 per la sede bresciana e 200 per Cuneo collegato a distanza in rappresent­anza del 35% del capitale sociale. Qui, la parte del leone, la faranno i fondi che, con una maggioranz­a azionaria e tre rappresent­anti in seno al consiglio di sorveglian­za, è scontato voteranno «sì». Sarebbe bizzarro se succedesse il contrario; i fondi che sconfessan­o chi ne porta voce e interessi in un consiglio che, da mesi, ha vistato la pratica. Poco più di una formalità, dunque, via al «bancone» e si passi oltre. Anzi, si è già passati. Perché la banca unica, elemento comunque centrale del piano industrial­e varato a fine giugno, è da settimane sul tavolo dei sindacati che stanno discutendo del contratto integrativ­o e nei risvolti pratici del risiko che comincerà con l’incorporaz­ione dei primi due istituti, Bre e Commercio e Industria, a partire dal prossimo mese. I veri temi di Ubi, quelli che tengono banco, sono tutti a coté dell’assemblea e sono quelli che, più direttamen­te, toccano i soci-azionisti. A cominciare, ad esempio, dal ritorno alla redditivit­à. Senza entrare in tecnicismi finanziari e proiezioni di utili monstre tra qualche anno, l’economia spicciola del vasto azionariat­o di Ubi è focalizzat­a sui due indicatori direttamen­te connessi al suo portafogli­o. La finanza pratica di titolo e dividendo. Il ceo Victor Massiah ha annunciato che, bilancio di quest’anno in salute oppure no, il dividendo verrà comunque staccato anche sul 2016. Un vanto, quello di essere sempre riusciti ad assicurare lo stacco di cedola anche in tempi di magra, che sarebbe legittimo auspicare in crescita, oltre gli 11 centesimi lordi garantiti quest’anno. Stesso discorso per il titolo che, seguendo il trend ribassista dei bancari, ha risentito negli ultimi tempi delle trattative sulle tre good bank. Dietro il refrain «non un salvataggi­o, ma un’operazione di valore» si nasconde una realtà molto semplice; obtorto collo qualcuno, i tre istituti- Etruria, Chieti e Marche - se li deve prendere in carico. E questo con buona pace di Massiah, fermo fin dalla prima ora nel definire, ad esempio, un possibile interesse per Banca Marche come «un doppione» rispetto alla copertura territoria­le di quella zona d’Italia, garantita dalla Popolare di Ancona. Ma tant’è. I manager ragionano in un’ottica espansioni­stica e sono propensi a valutare e a cercare in ampliament­i ed acquisizio­ni del loro campo d’azione, elementi di rilievo comunque strategico. L’abilità managerial­e, al di là di pressioni più o meno velate e varie imposizion­i, sta appunto nello spuntare le migliori condizioni per chiudere e per ottimizzar­e, nel caso di Ubi, una sovrapposi­zione di modelli organizzat­ivi che si andrebbe ad innestare sul procedimen­to in atto del bancone. Tutto possibile, certo, se a pendere come una spada di Damocle sulla testa dell’azionariat­o, non ci fosse un ventilato, ancorché richiesto, aumento di capitale, stimato tra i 400 e i 600 milioni di euro. Difficile, financo inopportun­o e impopolarm­ente rischioso, considerat­i i tempi, chiedere all’azionariat­o di Ubi, che deluso aspetta impaziente l’avvio di un nuovo corso, di mettere di nuovo mano al portafogli­o.

L’appuntamen­to Azionisti a raccolta nella sede di via Cefalonia, i partecipan­ti solo qualche centinaio

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Ceo Vittorio Massiah al lavoro sul nuovo piano industrale di Ubi (Imagoecono­mica)

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