Il coraggio di Alina Fa tutto da sola e torna a camminare con l’esoscheletro
Andare avanti si può: lo dimostra la determinazione di Alina che dopo un incidente stradale non controlla più le gambe. Eppure, grazie alla riabilitazione, verrà dimessa dalla Domus Salutis capace di camminare grazie a un robot che si indossa come uno zainetto. E del tutto autonoma sulla sua sedia a rotelle.
Per andare avanti ci vuole più coraggio che gambe. E Alina è di coraggio granitico. Si vede a guardarla negli occhi, si vede quando cammina. Perché Alina Filipoiu — con una lesione incompleta al midollo spinale — cammina. Lo fa grazie a un miracolo tecnologico: un esoscheletro che la sorregge e le muove le gambe. Lei, 33 anni, cremonese nata in Romania, è una delle persone che ha potuto accedere a un programma di riabilitazione che solo fino a qualche anno fa era pura fantascienza. Il robot che si indossa come uno zainetto e dei tutori è in dotazione agli specialisti della Domus Salutis di Brescia, prima ad avere acquistato questa tecnologia tra i sette centri in Italia in cui oggi viene utilizzata.
Grazie all’esoscheletro meccanico con cui fa riabilitazione, Alina può alzarsi da seduta e camminare. Può tornare a vedere il mondo ad altezza d’uomo. Era da più di un anno che non poteva farlo, dal 15 agosto del 2015, quando un brutto incidente le ha sconvolto la vita. Operatrice socio sanitaria all’ospedale di Sospiro, stava tornando a casa dal lavoro quando è finita fuori strada: «L’auto si è ribaltata in un fosso e io sono stata sbalzata fuori» racconta con lucidità. «Mi sono accorta di tutto, ricordo tutto, ogni momento: il volo, la caduta, l’arrivo dei soccorsi, l’ingresso in sala operatoria. Sono stata immediatamente cosciente che poteva andare molto peggio, potevo ammazzarmi. Sono stata subito grata di essere ancora in questo mondo». Dopo l’intervento a Cremona, il trasferimento a Niguarda, la riabilitazione a Villanova d’Arda, fino alla possibilità di provare a Brescia la riabilitazione con il dispositivo ReWalk.
Nella grande palestra della Domus Salutis, Alina indossa il robot assistita dal suo fisioterapista: come un cavaliere medievale vestito dal suo scudiero, lei diventa la donna bionica con l’aiuto di Armando Pasini, «che non finirò mai di ringraziare — sorride Alina — : le prime volte non ti fidi della macchina, ma della persona che ci sta dietro». Indossato lo zaino, allacciati i tutori, impostato il comando di movimento, Alina punta le stampelle e sposta le spalle in avanti: guardandola vien da tenere il fiato e stendere le braccia per afferrala, ma lei si alza dritta, non si sbilancia di un centimetro e sorride. Poi, un passo dopo l’altro, si avvia al reparto.
Da alcune settimane è ospite di uno degli appartamenti allestiti nel reparto di Neuroriabilitazione specialistica, dove le persone con lesione midollare si riabituano all’ambiente domestico prima di essere dimessi. Lei, grazie alle sue autonomie, anche in sedia a rotella si occupa di tutto da sola, dal bucato alle pulizie. Tra pochi giorni anche lei sarà dimessa, il medico fisiatra, il dottor Luciano Bissolotti — che l’ha seguita nel percorso riabilitativo — le rilascerà un «patentino» che le permetterà di utilizzare il ReWalk in autonomia, anche se il costo del dispositivo è proibitivo: 50mila euro l’acquisto (più accessibile l’affitto per periodi limitati: 1500 euro al mese). Alina, che non si scoraggia mai, guarda avanti: «Il mio compagno, Francesco, mi sostiene in tutto: mentre ero in terapia intensiva mi ha chiesto di sposarlo. Lo faremo l’anno prossimo. E magari all’altare ci vado con il ReWalk».