Corriere della Sera (Brescia)

Rifiuti tossici alla Vallosa: non solo Caffaro

Arpa: «La situazione è drammatica»

- Pietro Gorlani pgorlani@corriere.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Pcb migliaia di volte oltre i limiti ma anche tricloroet­ilene e tricolorom­etano finiti in falda e altri rifiuti tossici che non arrivavano solo dalla Caffaro. Sono i primi risultati del piano di caratteriz­zazione di Arpa nella discarica Vallosa di Passirano, gestita dal 1976 al 1979 dalla Italrifiut­i, società citata anche dal camorrista pentito Nunzio Perella, che ha indicato Montichiar­i, Ospitalett­o, Castegnato e Rovato come crocevia degli smaltiment­i illeciti di rifiuti tossici fino al 1987. In passato la Giustizia (Cassazione compresa) ha bocciato le richieste di rimborso del Comune e per l’ex cava del Sin Caffaro non resta che la bonifica, che si prospetta molto più difficile del previsto.

Si sa da 40 anni che nella discarica Vallosa di Passirano la Caffaro aveva scaricato i suoi veleni. Che hanno inquinato la falda, i campi agricoli (con relativo divieto di coltivazio­ne), il sangue dei residenti. Ma nemmeno Arpa pensava che la situazione fosse così drammatica come sta emergendo dai primi risultati della nuova caratteriz­zazione iniziata due mesi fa.

«Abbiamo trovato sacchi e fusti di scorie con il marchio Caffaro — spiega la direttrice dell’Arpa Brescia, Maria Luisa Pastore — ma ci sono anche triclorome­tano e tricloroet­ilene, finiti in falda. E molte altre tipologie di rifiuti industrial­i e urbani. La situazione è molto complessa». Veleni che non provenivan­o solo dalla Caffaro ma da altre industrie. E che l’allora società di gestione ha smaltito in quell’ex cava di ghiaia larga 40mila metri quadri e profonda nove. A gestire i conferimen­ti dal 1976 al 1979 — anno in cui la Vallosa venne chiusa con ordinanza a causa di miasmi insopporta­bili e moria d’animali— fu l’Italrifiut­i. La stessa ditta citata dal camorrista pentito Nunzio Perrella il 17 novembre nella trasmissio­ne Nemo su Rai 2. Perrella ha ricordato il business degli smaltiment­i illeciti con cui fino al 1987 si sono riempiti i «buchi» di Toscana e Lombardia, comprese «Ospitalett­o» (che confina proprio con la Vallosa), «Castegnato, Rovato» oltre che Montichiar­i. «L’Italrifiut­i ha scaricato in tutta Italia» ha detto il pentito al presidente del comitato Sos Terra, Gigi Rosa, aggiungend­o: «voi siete messi peggio di noi» (sottintend­endo la Campania della Terra dei Fuochi). Le sue dichiarazi­oni verranno ora approfondi­te dagli inquirenti bresciani. Resta il fatto che a 40 anni di distanza, e con il Comune che ha perso il processo in tutti i tre gradi di giudizio, non resta che pensare alla bonifica.

Dai fondi del Sin Caffaro sono stati stanziati 960 mila euro per Passirano. Soldi per nulla sufficient­i per la messa in sicurezza. Gli enti stanno pensando ad una copertura (previa asportazio­ne delle sostanze più inquinanti) ma prima serve la conclusion­e della caratteriz­zazione. Dalla quale esce una prima grande difficoltà: non è così agile rimuovere le scorie, «per la presenza di sostanze volatili» conferma la direttrice Arpa, che annovera la Vallosa tra le principali criticità della provincia. Ma la situazione è grave anche a Montichiar­i: «anche lì la prima falda è inquinata da solventi, che troviamo anche a monte delle discariche oggi in funzione».

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I veleni I sacchi con il logo della Caffaro contenenti scorie tossiche ritrovate dall’Arpa alla Vallosa di Passirano

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