Rifiuti tossici alla Vallosa: non solo Caffaro
Arpa: «La situazione è drammatica»
Pcb migliaia di volte oltre i limiti ma anche tricloroetilene e tricolorometano finiti in falda e altri rifiuti tossici che non arrivavano solo dalla Caffaro. Sono i primi risultati del piano di caratterizzazione di Arpa nella discarica Vallosa di Passirano, gestita dal 1976 al 1979 dalla Italrifiuti, società citata anche dal camorrista pentito Nunzio Perella, che ha indicato Montichiari, Ospitaletto, Castegnato e Rovato come crocevia degli smaltimenti illeciti di rifiuti tossici fino al 1987. In passato la Giustizia (Cassazione compresa) ha bocciato le richieste di rimborso del Comune e per l’ex cava del Sin Caffaro non resta che la bonifica, che si prospetta molto più difficile del previsto.
Si sa da 40 anni che nella discarica Vallosa di Passirano la Caffaro aveva scaricato i suoi veleni. Che hanno inquinato la falda, i campi agricoli (con relativo divieto di coltivazione), il sangue dei residenti. Ma nemmeno Arpa pensava che la situazione fosse così drammatica come sta emergendo dai primi risultati della nuova caratterizzazione iniziata due mesi fa.
«Abbiamo trovato sacchi e fusti di scorie con il marchio Caffaro — spiega la direttrice dell’Arpa Brescia, Maria Luisa Pastore — ma ci sono anche triclorometano e tricloroetilene, finiti in falda. E molte altre tipologie di rifiuti industriali e urbani. La situazione è molto complessa». Veleni che non provenivano solo dalla Caffaro ma da altre industrie. E che l’allora società di gestione ha smaltito in quell’ex cava di ghiaia larga 40mila metri quadri e profonda nove. A gestire i conferimenti dal 1976 al 1979 — anno in cui la Vallosa venne chiusa con ordinanza a causa di miasmi insopportabili e moria d’animali— fu l’Italrifiuti. La stessa ditta citata dal camorrista pentito Nunzio Perrella il 17 novembre nella trasmissione Nemo su Rai 2. Perrella ha ricordato il business degli smaltimenti illeciti con cui fino al 1987 si sono riempiti i «buchi» di Toscana e Lombardia, comprese «Ospitaletto» (che confina proprio con la Vallosa), «Castegnato, Rovato» oltre che Montichiari. «L’Italrifiuti ha scaricato in tutta Italia» ha detto il pentito al presidente del comitato Sos Terra, Gigi Rosa, aggiungendo: «voi siete messi peggio di noi» (sottintendendo la Campania della Terra dei Fuochi). Le sue dichiarazioni verranno ora approfondite dagli inquirenti bresciani. Resta il fatto che a 40 anni di distanza, e con il Comune che ha perso il processo in tutti i tre gradi di giudizio, non resta che pensare alla bonifica.
Dai fondi del Sin Caffaro sono stati stanziati 960 mila euro per Passirano. Soldi per nulla sufficienti per la messa in sicurezza. Gli enti stanno pensando ad una copertura (previa asportazione delle sostanze più inquinanti) ma prima serve la conclusione della caratterizzazione. Dalla quale esce una prima grande difficoltà: non è così agile rimuovere le scorie, «per la presenza di sostanze volatili» conferma la direttrice Arpa, che annovera la Vallosa tra le principali criticità della provincia. Ma la situazione è grave anche a Montichiari: «anche lì la prima falda è inquinata da solventi, che troviamo anche a monte delle discariche oggi in funzione».