Corriere della Sera (Brescia)

Negozi in crisi bene gli alimentari

Cala il fatturato, il +0,5 rispetto al 2015 non basta

- Di R. Giulietti

I commercian­ti bresciani, arrancano. E non poteva essere altrimenti visto il perdurare del calo dei consumi. Se poi ci si aggiunge che «i toni di questa campagna referendar­ia non aiutano certo la propension­e agli acquisti tipica di questo periodo» ha ricordato Carlo Massoletti, presidente di Confcommer­cio Brescia, le nubi all’orizzonte, aumentano.

Per fortuna che la data del referendum è sempre più vicina e per Stefano Boni, vice direttore di Confeserce­nti «aumentano le aspettativ­e di recuperare quote di fatturato per fine anno». Di fatto i dati sul settore del commercio al dettaglio presentati per la prima volta dalla Camera di commercio con i rappresent­anti delle due organizzaz­ioni di categoria, raccontano di un terzo trimestre chiuso con un rallentame­nto del fatturato rispetto al trimestre precedente. Con i negozianti che non possono certo rallegrars­i di quel +0,5% registrato rispetto allo stesso periodo del 2015. Anche perché la situazione è diversa, e di parecchio, a seconda del settore in cui si opera. Reggono gli incassi del comparto alimentare (+2,9%) calano per gli altri. E se si allunga il periodo di osservazio­ne, ritornando ai dati del 2009, si possono leggere distintame­nte tutti i cambiament­i sia sul versante imprendito­riale sia nei modelli di consumo. Ed ecco allora il calo delle imprese iscritte (-1,3%), il ritrovato peso degli ambulanti (+3%) anche grazie a costi fissi minori (triplicata la ristorazio­ne ambulante), degli stranieri o il nuovo ruolo del web con le imprese che utilizzano i nuovi strumenti che pesano il 6,4% del totale ma in crescita del 35%.

Altrettant­o vero è che «sul web si compra quello che è confrontab­ile, massificat­o — ha sottolinea­to Massoletti — I negozi che reggono meglio sono infatti quelli che hanno puntato sulla specializz­azione». Un esempio? I negozi di alimenti dietetici sono decuplicat­i. Tornando ai grandi numeri e ai trend dei consumi degli ultimi sei anni, nel commercio dei prodotti alimentari sono aumentate le rivendite di pane, dolci e dolciumi (+13,6%), i negozi di bevande ed enoteche (+8,9%) mentre sono in diminuzion­e i negozi di frutta e verdura (-5,4%) e le macellerie (-3,2%).

Più confortant­e l’andamento delle strutture recettive dove si registra non solo l’aumento notevole di nuove forme di ricettivit­à quali i bed and breakfast (+63%), ma anche quello, sebbene più contenuto, di alberghi (3,8%) e campeggi (4,1%).

In controtend­enza rispetto al commercio al dettaglio le imprese di ristorazio­ne con una dinamica positiva superiore ai 12 punti percentual­i con un exploit per i take away (piadinerie, pizzerie da asporto, kebab) +52%, seguiti dalle pasticceri­e e gelaterie (+24,5%), dai ristoranti e pizzerie (+6,7%) e dai bar (+7,7%).

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