Si cedono Palazzo Avogadro e Bonoris Soprintendenza: l’operazione è fattibile
Nell’edificio di via Tosio serve un intervento urgente: è crollato un affresco
Zona centro, finti busti in bronzo al primo piano, muffe e infiltrazioni incluse nel prezzo: vendesi. Palazzo Avogadro, corsetto Sant’Agata, cerca inquilini: la Loggia vuole metterlo sul mercato. L’altro giorno, c’è stato un sopralluogo con la Soprintendenza, che dopo aver perlustrato ogni centimetro di sale e saloni ha dato l’autorizzazione a procedere. Manca solo qualche cavillo da allegare al contratto con il nuovo proprietario, nel caso ci fosse qualcuno interessato a comprare: «Ora dovremo valutare le condizioni sotto il profilo storico-artistico dell’edificio: dovremo dare qualche prescrizione da inserire nella concessione per tutelare gli apparati decorativi e lo stesso bene» dice l’architetto Marco Fasser.
Il modello ricalca quello già proposto (con successo: pare che altri Comuni abbiano telefonato alla Loggia per chiedere qualche dritta) per il Merca- to dei Grani: una concessione con scadenza (potrebbe durare anche 25 anni) che impone il restauro del palazzo e un affitto annuale. La fattura dei lavori non sarà di qualche euro: «Le condizioni del palazzo non sono felici: è un intervento impegnativo» fa sapere l’architetto (nel 2012, il preventivo calcolato superava i 10 milioni di euro). Agli affreschi di Lattanzio Gambara serve la manutenzione urgente: già nel 2001, i tecnici avevano parlato di «situazione critica». Il nuovo proprietario, inoltre, potrebbe essere obbligato ad aprire al pubblico qualche stanza: «Forse il salone Gambara e altri ambienti di pregio». Tra gli indirizzi del sopralluogo fatto l’altro giorno, anche palazzo Bonoris, in via Tosio, e cascina Maggia, zona San Polo (valore stimato dalla Loggia nell’elenco delle alienazioni: 4,4 milioni di euro). Al primo hanno fatto il check up clinico: «Impianti e copertura, rifatti qualche anno fa, sono in buone condizioni. Ma dalla volta del salone è crollato un affresco» dice l’architetto. Alcuni pezzi si sono staccati e sono finiti sul pavimento: sono riusciti a recuperarli, ma vanno messi al proprio posto quanto prima.
«Per il resto, a parte lo stato di abbandono, l’edificio non è in un cattivo stato». Anche in questo caso, sarebbe alienato con una concessione, ma il costo del restauro non dovrebbe essere impegnativo come quello di palazzo Avogadro. Sul mercato immobiliare finirà anche la cascina di San Polo, ma in questo caso, continua Fasser, «si tratta di una struttura recente, per cui non ci sono apparati decorativi da preservare».