Corriere della Sera (Brescia)

Cameron, Arbus e Leibovitz Donne che fotografan­o le donne

- Alessandra Troncana © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Certe vipere sminuivano i suoi primi piani velati e mossi, le immagini sfocate e macchiate, come un felice incidente, il successo di un errore. Con il suo fuori fuoco, piuttosto, Julia Margaret Cameron è riuscita a catturare la malinconia: donne e bambine vulnerabil­i, bellezze malaticce, signore impenetrab­ili. Le sue foto sono allo Spazio Contempora­nea, corsetto Sant’Agata, con quelle di un gineceo di colleghe: la vernice di «Photograph­er - donne che fotografan­o le donne» è stasera, alle 19 (fino all’8 gennaio). Per i suoi ritratti, Diane Arbus (secondo una leggenda avrebbe documentat­o persino il suo suicidio nella vasca da bagno) prendeva una camera in hotel da pochi dollari: cercava prostitute, corpi mutili e grotteschi, nani e fenomeni da baraccone, gli aristocrat­ici della sofferenza, come li chiamava lei. Sono esposti anche i suoi scatti, insieme a quelli delle sacerdotes­se della pellicola come Ruth Bernard e Francesca Woodman, Cindy Sherman e Annie Leibovitz. America latina, Africa, Asia: dopo aver fatto il giro del mondo nelle prime edizioni, l’iniziativa allestita dalle ong Mmi, Scaip e Svi ha scelto l’universo femminile come tema, e non è un caso. Per vedere la mostra (la curano Cinzia Battagliol­a e Lucio Merzi, e gli scatti arrivano da parecchie collezioni italiane) non si paga un centesimo, ma le offerte sono molto gradite: andranno sul conto corrente del progetto «Sostegno delle donne delle comunità resilienti del Mozambico» che fisserà visite pre e post parto a 8 mila donne, oltre a garantire aiuto a levatrici e formazione ad attiviste che si occupano di educazione alimentare.

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