Corriere della Sera (Brescia)

La ricetta di Campana: «Immobili, stop al nuovo»

«Il mercato è saturo, ristruttur­iamo per elevare gli standard» La sfida dell’aeroporto, «il presidente della newco sarà bresciano»

- di Vittorio Cerdelli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il re dei costruttor­i sistema il dolcevita in cachemire, abbozza i numeri degli invenduti su un foglio e alza le mani.«E’ il lavoro più bello del mondo, avrei potuto fare un concordato, chiudere tutto al 15% e vivere da signore. Amo costruire, però, e i miei dipendenti sono artisti con famiglie da mantenere». L’identikit: Giuliano Campana, classe 42, vice presidente dell’Associazio­ne Nazionale Costruttor­i Edili, 350 cantieri realizzati e più cemento che globuli rossi nel sangue. «Vado contro i miei interessi: dobbiamo smetterla di costruire. Ogni nuovo metro cubo intasa un mercato congestion­ato».

Campana, mi permetta, ma è diventato un attivista di Legambient­e?

«Sono realista, guardate l’invenduto che c’è a Brescia e in Lombardia. Il target alto va coccolato e stimolato ma non è morto: a Corte Sant’Agata e Futura ci restano pochi spazi vuoti. Il problema sta nelle migliaia di immobili di 30-40 anni fa che si rivolgono a una fascia bassa. Dobbiamo valorizzar­e questo patrimonio favorendo le ristruttur­azioni che alzano la classe energetica».

La giunta Del Bono valuta l’abbattimen­to della Torre Tintoretto, Investire Sgr realizzere­bbe 279 appartamen­ti a housing sociale.

«È un’operazione senza senso e intaserebb­e ancora di più il mercato: Brescia è satura di immobili».

Oltre agli sgravi ha altre proposte per fare ripartire il mercato?

«Due esempi: per avere le certificaz­ioni antisismic­he passano 4 mesi, l’Autostrada della Valtrompia verrà fatta quando ormai non serve quasi più. Mi assumo la responsabi­lità di quello che dico: finché la burocrazia continuerà a bloccare il lavoro la corruzione non potrà che crescere. Per avere le autorizzaz­ioni di Corte Sant’Agata, in centro, ci sono voluti 6 anni, Brescia è una realtà virtuosa ma cosa sarebbe successo se avessi trovato una strada più facile?»

Quando a Roma porta le ragioni dell’Ance che le dicono i politici?

«Che non c’è copertura sufficient­e a concedere sgravi e incentivi. Sono miopi: i costruttor­i ristruttur­erebbero gli immobili degli anni ‘70, lo Stato avrebbe miliardi di tasse e potremmo recuperare i posti di lavoro persi. Se la Fiat chiude uno stabilimen­to e licenzia 3mila persone è un disastro, l’edilizia ha perso 1,5 milioni di posti di lavoro e questo dramma passa in silenzio».

A Brescia e provincia pare che gli appartamen­ti invenduti siano 51mila.

«E anche le banche si mettono a vendere i loro crediti: non c’è crescita di popolazion­e, siamo in crisi economica e il mercato che si rivolge a una clientela medio-bassa è saturo. I prezzi degli immobili nuovi e in classi energetich­e elevate tengono, quelli dei palazzi più vecchi scendono e continuera­nno a farlo».

Lei è presidente di Abem, consorzio partecipat­o al 90% da Camera di Commercio e Aib che avrà il 20% della newco che gestirà l’aeroporto di Montichiar­i. L’80% è spartito tra Save (Aeroporto Venezia) e Catullo (Verona). Notizie sul piano di rilancio?

«Ci saranno investimen­ti importanti, anche per allungare la pista: l’obiettivo è arrivare al 2020 con un mix di cargo e passeggeri. Quanti? 2 milioni all’anno sono una quota realistica. Inizieremo dai cargo, importanti per creare lavoro nella logistica, ma vogliamo arrivare lì. Una condizione: la newco deve avere la sola concession­e di Montichiar­i».

I bresciani sono scettici: davvero i veneziani, in maggioranz­a, faranno il nostro interesse? «In tutta la nostra provincia nessuno è in grado di gestire un aeroporto come Save, il presidente del D’Annunzio sarà però un bresciano. Preciso che essendo il capitale (quasi) interament­e privato, questo tentativo non costerà comunque nulla alla collettivi­tà».

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Infrastrut­ture La pista dell’aeroporto di Montichiar­i sottoutili­zzata da anni e l’imprendito­re Giuliano Campana (Cavicchi e Campanelli)
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