La ricetta di Campana: «Immobili, stop al nuovo»
«Il mercato è saturo, ristrutturiamo per elevare gli standard» La sfida dell’aeroporto, «il presidente della newco sarà bresciano»
Il re dei costruttori sistema il dolcevita in cachemire, abbozza i numeri degli invenduti su un foglio e alza le mani.«E’ il lavoro più bello del mondo, avrei potuto fare un concordato, chiudere tutto al 15% e vivere da signore. Amo costruire, però, e i miei dipendenti sono artisti con famiglie da mantenere». L’identikit: Giuliano Campana, classe 42, vice presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, 350 cantieri realizzati e più cemento che globuli rossi nel sangue. «Vado contro i miei interessi: dobbiamo smetterla di costruire. Ogni nuovo metro cubo intasa un mercato congestionato».
Campana, mi permetta, ma è diventato un attivista di Legambiente?
«Sono realista, guardate l’invenduto che c’è a Brescia e in Lombardia. Il target alto va coccolato e stimolato ma non è morto: a Corte Sant’Agata e Futura ci restano pochi spazi vuoti. Il problema sta nelle migliaia di immobili di 30-40 anni fa che si rivolgono a una fascia bassa. Dobbiamo valorizzare questo patrimonio favorendo le ristrutturazioni che alzano la classe energetica».
La giunta Del Bono valuta l’abbattimento della Torre Tintoretto, Investire Sgr realizzerebbe 279 appartamenti a housing sociale.
«È un’operazione senza senso e intaserebbe ancora di più il mercato: Brescia è satura di immobili».
Oltre agli sgravi ha altre proposte per fare ripartire il mercato?
«Due esempi: per avere le certificazioni antisismiche passano 4 mesi, l’Autostrada della Valtrompia verrà fatta quando ormai non serve quasi più. Mi assumo la responsabilità di quello che dico: finché la burocrazia continuerà a bloccare il lavoro la corruzione non potrà che crescere. Per avere le autorizzazioni di Corte Sant’Agata, in centro, ci sono voluti 6 anni, Brescia è una realtà virtuosa ma cosa sarebbe successo se avessi trovato una strada più facile?»
Quando a Roma porta le ragioni dell’Ance che le dicono i politici?
«Che non c’è copertura sufficiente a concedere sgravi e incentivi. Sono miopi: i costruttori ristrutturerebbero gli immobili degli anni ‘70, lo Stato avrebbe miliardi di tasse e potremmo recuperare i posti di lavoro persi. Se la Fiat chiude uno stabilimento e licenzia 3mila persone è un disastro, l’edilizia ha perso 1,5 milioni di posti di lavoro e questo dramma passa in silenzio».
A Brescia e provincia pare che gli appartamenti invenduti siano 51mila.
«E anche le banche si mettono a vendere i loro crediti: non c’è crescita di popolazione, siamo in crisi economica e il mercato che si rivolge a una clientela medio-bassa è saturo. I prezzi degli immobili nuovi e in classi energetiche elevate tengono, quelli dei palazzi più vecchi scendono e continueranno a farlo».
Lei è presidente di Abem, consorzio partecipato al 90% da Camera di Commercio e Aib che avrà il 20% della newco che gestirà l’aeroporto di Montichiari. L’80% è spartito tra Save (Aeroporto Venezia) e Catullo (Verona). Notizie sul piano di rilancio?
«Ci saranno investimenti importanti, anche per allungare la pista: l’obiettivo è arrivare al 2020 con un mix di cargo e passeggeri. Quanti? 2 milioni all’anno sono una quota realistica. Inizieremo dai cargo, importanti per creare lavoro nella logistica, ma vogliamo arrivare lì. Una condizione: la newco deve avere la sola concessione di Montichiari».
I bresciani sono scettici: davvero i veneziani, in maggioranza, faranno il nostro interesse? «In tutta la nostra provincia nessuno è in grado di gestire un aeroporto come Save, il presidente del D’Annunzio sarà però un bresciano. Preciso che essendo il capitale (quasi) interamente privato, questo tentativo non costerà comunque nulla alla collettività».