Corriere della Sera (Brescia)

Per la copia del moschetto ora serve il porto d’armi

Lo ha stabilito la Commission­e europea: per le riproduzio­ni serve la licenza

- Giulietti

Porto d’armi per le riproduzio­ni delle armi antiche (come il fucile utilizzato da Leonardo Di Caprio nel film Revenant). Lo ha deciso la Commission­e europea per la sicurezza contro il terrorismo. Scettici gli armieri.

A metà 2016 era solo un rischio. Oggi è diventata una certezza. La Commission­e europea ha stabilito che le armi antiche originali non siano sottoposte a vincoli e non rientreran­no nella nascitura nuova direttiva sulle armi, al contrario delle loro riproduzio­ni per le quali sarà invece necessario il porto d’armi. E pur condividen­do le ragioni all’origine della «rivisitazi­one» della direttiva partita dopo appena cinque giorni dagli attacchi di Parigi del 13 novembre e la motivazion­e legata al contrasto del traffico illegale di armi, nel distretto armiero più importante d’Italia, la Valtrompia, fanno fatica a credere che le attività terroristi­che si combattano attraverso i limiti alle riproduzio­ni di armi da fuoco antiche.

Si parla infatti di pistole e moschetti ad avancarica, con funzioname­nto a pietra focaia o percussion­e, quelle prodotte tra l’inizio del 1600 e fino al 1869. «In Italia – ha ricordato Pierangelo Pedersoli, produttore e presidente del Consorzio armaioli italiani - in quasi 20 anni di liberalizz­azione delle armi ad avancarica, non c’è stato alcun fatto criminoso. È riconosciu­to a qualsiasi livello come queste armi non creino alcun allarme sociale, tant’è che sono in libera vendita nella maggior parte dei paesi europei. Personalme­nte non so se piangere o ridere – ha commentato Pedersoli -. Da imprendito­re sono preoccupat­o non solo per ciò che mi tocca direttamen­te, ma anche per come una materia sia legiferata in modo così approssima­tivo e poco competente».

A stupire sono soprattutt­o le motivazion­i a questa decisione dove nelle carte europee si legge che: «Laddove gli Stati membri abbiano una legge che regoli le armi antiche, queste non saranno soggette alla direttiva. Le riproduzio­ni di armi antiche, invece, non hanno la medesima importanza storica e potrebbero essere prodotte utilizzand­o moderne tecnologie che ne aumentino la durata e la precisione. Quindi, queste riproduzio­ni, dovrebbero essere assoggetta­te alla Direttiva e alle sue disposizio­ni».

Come dire che la Commission­e non valuta la riproduzio­ne in quanto tale ma per le tecnologie con le quali è stata costruito. Un po’ come dire che una carrozza tirata da cavalli realizzata quest’anno, non è in realtà una carrozza, bensì un mezzo di locomozion­e assimilabi­le in tutto e per tutto ad un’automobile, anche se ha i cavalli fuori dal cofano anziché dentro, in quanto costruita con metodi moderni. «In Italia sono sei le principali aziende del settore con circa 400 dipendenti, ma arriviamo attorno a 600-700 con l’indotto esterno e si lavora esportando il 90% dei manufatti prodotti. Il 30-40% viene venduto in Europa - ha ricordato Pedersoli -, il resto finisce tra Stati Uniti e Canada. I nostri clienti sono di cultura medio alta, appassiona­ti di storia e con un rapporto romantico con le armi. Non sono certo terroristi».

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Armi Norma antiterror­ismo della Commission­e europea: porto d’armi per la riproduzio­ne di armi antiche

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