L’appello del Csv per salvare i voucher «Strumento utile, correggere gli abusi »
I voucher rischiano di saltare, definitivamente. Sono stati spesso usati per nascondere il lavoro nero, oppure per coprire dagli infortuni chi, sino al giorno prima, aveva lavorato senza assicurazione. «Se ci sono abusi, si facciano controlli rigorosi. Si corregga la normativa, ma eliminare i voucher sarebbe un errore» sostiene il Centro Servizi per il Volontariato di Brescia. Il CSV sa degli abusi che sono stati fatti in Italia con questo strumento, ma ne riconosce anche i pregi. Dato che li ha sperimentati direttamente. Nel mercato del lavoro ci sono «persone fragili che per età, lunga disoccupazione e scarsa professionalità hanno potuto, attraverso i voucher, vedere riconosciuta e legalmente coperta la loro condizione di lavoratore, seppur temporaneo ed occasionale» dicono dal CSV. Loro hanno sperimentato con successo l’uso di questo strumento che ha rappresentato «la modalità per mantenere un’identità consapevole, per non scivolare nell’inattività e nello sfruttamento del lavoro nero, oppure — scrivono dal Centro per il Volontariato — per riavvicinarsi al lavoro, mostrare le proprie capacità e perseguire con maggior sicurezza l’obiettivo di un lavoro più stabile e duraturo». Basti pensare al progetto «Dignità e Lavoro» (nato dalla mente di Margherita Rocco e Urbano Gerola), che ha permesso a decine e decine di bresciani di mezza età, rimasti senza occupazione, di ripartire portando a casa qualche centinaia di euro, con dignità. Grazie al lavoro. Un’attività di un’ora equivale a dieci euro, ossia un voucher (compresa l’assicurazione e i contributi per la pensione). È una delle tante esperienze che hanno funzionato e che funzionano. Ecco perché il CSV ribadisce che «se la normativa presenta inadeguatezze e manchevolezze, si provveda subito a correggerla». Ma non la si elimini, visto che ha reso alcune prestazioni lavorative temporanee «gestibili in totale trasparenza». Ora la palla passa al legislatore.