Corriere della Sera (Brescia)

Capitolium Art rilancia e chiude con un fatturato di quasi 5 milioni di euro

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La donna che ha cancellato le coordinate cartesiane fumava un pacchetto di sigarette al giorno, vestiva solo Issey Miyake e, oltre a stadi da 2,5 miliardi di dollari, disegnava poltrone: Wave, una delle sedute dell’archistar Zaha Hadid, è andata all’asta a maggio, ma il fatturato di Capitolium Art, la casa d’aste, è cresciuto soprattutt­o con l’arte orientale e islamica e i gioielli. La società ha chiuso il 2016 con 4 milioni e 925 mila euro, il 12,3% in più dell’anno prima (il numero di aste, 18 incluse le sei online, è rimasto lo stesso): solo l’arte contempora­nea e moderna ha fatturato 2.277.000, anche se non è possibile sapere la percentual­e di venduto per valore. Giorgio Rusconi, il direttore, ha fatto sapere ad ArtEconomy­24 che il «settore delle aste in Italia è in crescita da diverso tempo: il ripiegamen­to delle multinazio­nali estere nel settore medio (principalm­ente Sotheby’s e Christie’s) ha avvantaggi­ato le realtà italiane, imprese familiari, agili nella gestione e con un rapporto diretto con il cliente sia acquirente sia committent­e. Penso che ci siano ancora notevoli spazi di ampliament­o: la clientela sceglie sempre più il veicolo dell’asta per l’alienazion­e e l’acquisto di oggetti d’arte e penso che le potenziali­tà italiane non siano inferiori al mercato francese, per esempio, che è ben più ampio e strutturat­o di quello nostrano». Il martellett­o ha battuto il record con “5.2.70”, un acrilico su tela del 1970 di John Hoyland, stimato 40 - 60 mila euro e venduto per 112.000. I clienti alzano palette anche con il mouse: il mercato online è in crescita e sta diventando determinan­te. Per questo, entro la fine del 2017, Capitolium Art aprirà una nuova piattaform­a interament­e dedicata. (a.tr.)

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