Baggio e Brescia Cinquant’anni fatti di ricordi
Domani Roby Baggio compie 50 anni. È un mito per il mondo del calcio, ma soprattutto è un mito per i bresciani. Di Baggio si sa tutto, ma c’è una parte del «divino» ancora poco nota. Gli aneddoti più gustosi li ha conservati chi condivideva con lui lo spogliatoio e ne ha apprezzato l’umiltà e la semplicità, sottolineando l’arguzia dell’uomo prima delle qualità dell’atleta. Per raccontare chi è stato e chi è questo quasi cinquantenne, è doveroso lasciare spazio a loro.
Roberto Baggio è stato un campione amato da tutti, spesso persino dagli avversari, i primi che domani saranno pronti a tributargli il più classico dei «Tanti auguri» per il suo cinquantesimo compleanno (a proposito: il Divin Codino sta preparando una sorpresa per tutti i suoi fan). È stato il fuoriclasse dell’Italia intera, per le sue avventure magiche e sfortunate con la maglia azzurra, ma ogni bresciano lo sente suo. Ne è geloso e orgoglioso, perché le immagini negli occhi di tutti restano le ultime, quando indossava la V bianca. Lo ha fatto, bene, per quattro anni. Ma c’è un Baggio più nascosto, di cui si conosce poco e invece si dovrebbe sapere molto per capirne la grandezza. Ogni suo compagno riserva per lui parole d’affetto sincere, non di riverenza verso il personaggio. Ha lasciato quattro salvezze alla città e alla famiglia Corioni, che ebbe il coraggio e la follia di portarlo al Rigamonti quando era stato abbandonato a Caldogno. Ma gli aneddoti più gustosi, da raccontare dopo il dolce (a quello pensava lui, sul campo), li ha conservati chi condivideva con lui lo spogliatoio e ne ha apprezzato l’umiltà e la semplicità dei gesti, sottolineando l’arguzia dell’uomo prima delle qualità dell’atleta. Per raccontare chi è stato, e chi ancora è, questo cinquantenne, è doveroso lasciare spazio a loro. Istruzioni per l’uso: preparate i fazzoletti. Niente lacrime, il Baggio segreto è tutto da ridere.