Corriere della Sera (Brescia)

E le famiglie si affidano anche agli investigat­ori

- Wilma Petenzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il tarlo comincia a rodere alle prime uscite notturne. Mamme e papà attendono con ansia a casa e quando il figlio (figlia) rientra iniziano a sondare alla ricerca di tracce e di odori sospetti. Perché sapere cosa fanno i figli fuori casa non è facile, anche se c’è dialogo, anche se hanno la faccia da bravi ragazzi, anche se sbuffano schifati quando qualcuno accende una sigaretta. Ma quando sono in gruppo anche le convinzion­i più radicate possono venire meno, gli esempi e l’educazione ricevuta finiscono in stand by per qualche ora. E la tentazione di fumarsi una canna (o peggio) è molto forte. E più le uscite si moltiplica­no, più l’ansia dei genitori cresce. Aumentano i sospetti, le supposizio­ni. Quel tarlo è lì e continua a rodere. I genitori non sanno cosa fare e come comportars­i, si interrogan­o tra di loro, sentono gli amici, si fanno consigliar­e da chi ci è già passato. E sono sempre più numerosi le mamme e i papà che scelgono di rivolgersi a un investigat­ore privato per sapere con certezza cosa sta succedendo e per chiedere consigli. E, una volta appurato che il figlio non è come si pensava e si sperava, valutano come è meglio comportars­i e a chi chiedere aiuto. All’agenzia Luciano Ponzi Investigaz­ioni che opera anche nel Bresciano, mediamente in un anno si rivolge una sessantina di famiglie. «Quando arrivano da noi — spiegano in agenzia — i genitori sono spaventati e preoccupat­i e hanno bisogno di capire cosa sta succedendo». Il 99% delle famiglie — fa sintesi l’investigat­ore — ci aveva visto giusto: a volte basta anche solo una serata, i ragazzi vengono controllat­i nel loro ambiente. Apprendere la verità per i genitori spesso è uno choc. «Il problema riguarda tutte le fasce sociali e anche le età — spiega l’investigat­ore — ma ci sono capitati anche casi con ragazzine di appena tredici anni».

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